Una media di 300 al giorno. Nel telefonino dell’omicida reo confesso la “lista degli orrori” in preparazione del delitto: “Fare il pieno, lacci, sacchetti immondizia, nastro adesivo, legare sopra caviglie e sopra ginocchia, spugna bagnata in bocca, coltello”.
Venezia – Duecentoventicinquemila. Questo l’esorbitante numero di messaggi inviati da Filippo Turetta alla ex fidanzata Giulia Cecchettin in due anni, fino al giorno dell’omicidio: 225.720 per la precisione, ossia una media di oltre 300 al giorno, aumentata sensibilmente nei giorni precedenti al delitto. Una vera e propria ossessione, quella di Filippo per la 22enne Giulia, che non gli ha permesso di accettare la fine della storia e l’ha portato a commettere lo spietato e lucido femminicidio, quella maledetta notte dell’11 novembre scorso, uccidendola a coltellate e abbandonandone il cadavere in un canalone.
E proprio lo stalking potrebbe essere una delle aggravanti contestate a Turetta dai pm, che punteranno sulla premeditazione dell’omicidio. Secondo quanto emerge dalle indagini, infatti, Filippo Turetta avrebbe redatto una sorta di “lista” nelle note del telefonino, quattro giorni prima dell’omicidio, contenente un promemoria delle cose da fare prima di ammazzare la giovane: “Fare il pieno, controllare sportelli, ferramenta, lacci di scarpe, calzini, sacchetti immondizia, nastro adesivo, legare sopra caviglie e sopra ginocchia, spugna bagnata in bocca, coltello”. Un vademecum dell’orrore, aggiornato aggiungendo le spunte verdi accanto alle cose già fatte o procurate, che dimostrerebbe come lui abbia pianificato con cura tutti i dettagli del femminicidio, che non sarebbe quindi effetto di un raptus improvviso – come lui ha sostenuto davanti all’accusa – ma un’azione premeditata e voluta.
Intanto dagli elementi raccolti emerge come Giulia Cecchettin avesse paura di Filippo: aveva capito che quel rapporto finito era per lui un’ossessione, tanto che nei messaggi e nelle telefonate scambiate con l’ex fidanzato fino a pochi giorni prima del delitto, lo definiva «uno psicopatico». Ma nel contempo, proprio a causa dello stato psicologico del 22enne, Giulia aveva timore che lui potesse farsi del male. Per questo aveva accettato ogni tanto di vederlo. Proprio come la sera dell’11 novembre, quando i due sono andati al centro commerciale di Marghera, lui le ha scattato numerose fotografie e poi hanno cenato insieme per l’ultima volta. Quindi la furia omicida.
Turetta è in carcere a Verona dal 25 novembre, in attesa di finire a giudizio per omicidio premeditato aggravato, delitto per cui rischia l’ergastolo.
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