L’operaio si è visto sequestrare il documento di guida nonostante fosse lucido al momento del sinistro.
San Damiano D’Asti – La storia di Roberto Fernicola, operaio di 39 anni di San Damiano d’Asti, è un chiaro esempio delle controversie generate dal nuovo codice della strada voluto dal ministro Salvini. Il 24 febbraio scorso, l’uomo è rimasto coinvolto in un incidente stradale mentre tornava dal lavoro: tamponato da un’auto mentre percorreva una rotonda in moto, è stato ricoverato in ospedale con diverse fratture.
L’incidente e i controlli sanitari
Fernicola aveva iniziato la giornata lavorativa alle 4 del mattino, terminando il turno alle 14.30. Durante il tragitto di ritorno a casa, un automobilista non gli ha dato la precedenza a una rotonda, provocando l’incidente. Nonostante le ferite riportate, l’operaio è riuscito a mantenere la lucidità necessaria per chiamare autonomamente l’ambulanza e avvisare la moglie.

In ospedale, oltre alle cure mediche per le fratture, Fernicola è stato sottoposto agli esami del sangue e delle urine, risultando positivo ai cannabinoidi. L’ultima volta che aveva fatto uso di cannabis risaliva al sabato sera precedente, quindi erano trascorse quasi 48 ore dal consumo. I medici hanno attestato che al momento dell’incidente l’uomo non fosse in stato di alterazione.
L’applicazione del decreto Salvini
Nonostante la conferma medica della sua lucidità, la Procura ha proceduto al sequestro della patente di guida di Fernicola, applicando le nuove disposizioni del decreto Salvini. La normativa prevede infatti che non sia più necessario dimostrare lo stato di alterazione del conducente: è sufficiente la positività ai test per procedere al ritiro del documento.

Il provvedimento è stato notificato all’operaio il 23 maggio, mentre si trovava ancora a casa per le conseguenze dell’incidente. La chiamata dalla caserma di San Damiano per notificargli la sospensione della patente è stato del tutto inaspettata.
Le conseguenze sulla vita quotidiana
Il mese trascorso senza patente ha condizionato significativamente la vita di Fernicola, costringendolo a dipendere dalla moglie per ogni spostamento. La limitazione ha reso ancora più difficile un periodo già complicato dal recupero fisico post-incidente.
L’operaio ha espresso forti critiche verso il nuovo codice della strada, ritenendolo anticostituzionale e eccessivamente invasivo nella vita privata dei cittadini. Fernicola ha sottolineato quello che considera un controsenso: la possibilità di perdere la patente basandosi esclusivamente sulla positività ai test, indipendentemente dallo stato di alterazione effettivo al momento del sinistro.
La questione costituzionale
Qualche giorno fa il tribunale di Asti ha restituito temporaneamente la patente a Fernicola, in attesa che la Corte costituzionale si pronunci sull’ammissibilità di questa parte del nuovo codice della strada. La decisione rappresenta un importante precedente in un dibattito che tocca aspetti costituzionali fondamentali.

Il caso evidenzia le problematiche legate alla permanenza dei metaboliti della cannabis nell’organismo, che possono essere rilevabili per settimane dopo l’ultimo utilizzo, ben oltre la durata degli effetti psicoattivi della sostanza.
Il divario tra effetti e tracciabilità
La questione centrale del caso riguarda la discrepanza temporale tra gli effetti psicoattivi della cannabis e la permanenza dei suoi metaboliti nell’organismo. Anche se gli effetti psicoattivi possono durare solo alcune ore, i metaboliti del THC possono essere rilevati nelle urine anche settimane dopo l’ultima assunzione.
Secondo gli studi scientifici, la cannabis può rimanere nel corpo dai 3 ai 30 giorni e talvolta perfino più a lungo, con il THC rilevabile nell’urina da 3 a 30 giorni dopo l’ultima assunzione. Le tracce di THC possono essere rilevate nel sangue fino a 7 giorni dopo l’assunzione, nelle urine fino a 30 giorni e nei capelli per mesi.
Nei casi di consumo più frequente, la permanenza della sostanza nelle urine può arrivare ad essere rintracciabile fino a 90 giorni successivi al consumo. Questa variabilità dipende da diversi fattori, tra cui la frequenza di consumo, la quantità assunta, il metabolismo individuale e la percentuale di grasso corporeo.
Il divario temporale tra l’effetto acuto della sostanza (che dura poche ore) e la sua rilevabilità nei test (che può protrarsi per settimane) rappresenta il nodo critico della controversia giuridica, poiché la nuova normativa non distingue tra chi è effettivamente sotto l’influenza della sostanza al momento della guida e chi ha fatto uso di cannabis giorni o settimane prima.
Le implicazioni future
Fernicola ha cessato completamente l’uso di cannabis da un mese ma restano comunque le preoccupazioni per le implicazioni future. L’operaio ha sottolineato l’assurdità di una situazione in cui, anche dopo aver smesso completamente, potrebbe ancora risultare positivo ai test e subire nuovamente il ritiro della patente in caso di controlli.

L’udienza di marzo stabilirà se confermare la restituzione del documento o procedere alla sospensione definitiva. L’operaio ha espresso la speranza che la Corte costituzionale dichiari inammissibile questa parte del decreto, ponendo fine a quella che considera una normativa sproporzionata.
Il caso solleva la necessità di distinguere tra l’uso di sostanze e l’effettiva compromissione delle capacità di guida, evidenziando la complessità di legiferare in materia di sicurezza stradale senza compromettere i diritti individuali.