Il ministro Lollobrigida ha alzato un polverone invitando gli italiani a “non arrendersi alla sostituzione etnica”. Ma la denatalità è assolutamente un grosso problema. Come possiamo risolverlo?
Roma – Figuraccia per il ministro Lollobrigida, che in riferimento al tema della denatalità, parla di “sostituzione etnica”. Una caduta di stile in piena regola, con chiare implicazioni razziste ma che riflette un problema serissimo. Perché gli italiani non fanno più figli?
Quando il cuore suggerisce alla testa una idea malsana è impossibile correggere e chiarire la “sgrammaticatura” di un pensiero retrogrado ed imbecille che rievoca stagioni tristi ed illiberali. Tutto ciò costituisce una aggravante se, soprattutto, a pronunciare certe parole è un ministro della Repubblica italiana, legato dal vincolo di “affinità” con la Premier, in quanto suo cognato. Un’imbarazzante gaffe comunque rivelatrice di un retro-pensiero del ministro dell’Agricoltura il quale a causa delle sue “sparate” infiamma il dibattito politico.
Questo, in sintesi, il rimprovero delle opposizioni. Certo tutti possono sbagliare ed inciampare in qualche urticante frase che provoca indignazione, ma il problema è che il baldanzoso esponente di FdI non se n’è nemmeno accorto di quello che avrebbe potuto sortire la “battuta”, forse detta in piena coscienza (o forse no) come la maggioranza degli italiani suppongono. Si potrebbe obiettare che avrebbe potuto pronunciare tale frase solo chi ha radici culturali più profonde, da cui estrarle. Certamente non è la prima esclamazione, a caso, che a chiunque viene da dire! Da un convegno organizzato dalla Cisal il titolare della Sovranità alimentare interviene sul tema denatalità e migranti suggerendo di non arrendersi alla “sostituzione etnica”.
Queste le affermazioni del ministro che hanno fatto esplodere le polemiche: “Dobbiamo pensare anche all’Italia di dopodomani. Per queste ragioni vanno incentivate le nascite. Va costruito un welfare per consentire di lavorare a chiunque e avere una famiglia. Non possiamo arrenderci al tema della sostituzione etnica. Cioè il ragionamento è che ‘gli italiani fanno meno figli, ma non per questo li dobbiamo sostituire con qualcun altro (i migranti).’ Non è quella la strada”.
Da qui proteste, speculazioni, indignazioni e strumentalizzazioni. Al di là delle parole il senso del discorso s’è compreso e potrebbe anche condividersi, se accompagnato da misure ed interventi a sostegno della natalità, non però come sola misura temporanea ma con interventi strutturali che devono ribaltare le prospettive di una famiglia che vuole costruirsi su basi non di semplice sopravvivenza.
Ciò anche se, piaccia o meno, la globalizzazione è in atto e non si può fermare. Ed è anche un arricchimento culturale. La difesa a tale provocatoria affermazione ministeriale non cambia il senso ma lo stile, se un ministro dice che bisogna incentivare la natalità e non rassegnarsi a una situazione in cui gli italiani non facciano più figli. Non si è alla ricerca di colpevoli, ma non si possono accettare le tendenziose proteste delle opposizioni, rivolte sempre e solo alla ricerca di qualche scivolone del governo per avere un po’ di visibilità.
Possiamo dire, semplicemente, che Lollobrigida se l’è cercata. Ma sarebbe riduttivo. Il ministro della Sovranità alimentare ha discusso anche del reddito di cittadinanza, criticandolo, e qui potremmo dire niente di nuovo sotto il cielo. Però possiamo, anche noi, affermare che le nascite si possono incentivare costruendo un welfare diverso, che permetta di lavorare ed avere una famiglia.
La strategia corretta è sostenere le giovani coppie a trovare un’occupazione, facendo riscoprire l’orgoglio ed il piacere di rimanere nel proprio Paese, pieno di risorse e umanità, ma ancora alla ricerca della pari dignità. In ogni caso, lì dove c’è un calo demografico vuol dire che vi è un welfare insufficiente rispetto ad altre realtà.
A quanto pare, il ministro dell’Economia sta lavorando ad una legge che prevede alcune forme di detassazione per le famiglie con almeno due figli. Cioè meno tasse. Insomma, una detrazione di circa 10 mila euro l’anno per ogni figlio a carico, per tutti e senza limiti di reddito, fino alla conclusione del percorso di studi. Una misura che si sommerebbe all’assegno unico, favorendo anche i nuclei più numerosi. Vedremo.