Salvini – Segre: “Un incontro privato che tale doveva restare”. E infatti, nemmeno quattro ore dopo, tutta la stampa ne scriveva.
Venerdì 8 novembre, ore 17, Milano: a casa Segre squilla il citofono.
Non ci è dato sapere quale immagine possa essersi materializzata davanti agli occhi di una signora di 89 anni, sopravvissuta ad Auschwitz per poi finire sotto scorta. Ne’ se la senatrice abbia mantenuto la promessa confidata martedì scorso in un’intervista al Corriere: “Se io non odio, perché non dovrei aprire la porta? Chi mi vuole incontrare trova la mia casa aperta e accogliente. Se vuole venire gli offrirò del tè, i biscotti… certo non un mojito”
Che abbia mangiato quei biscotti oppure no (per una volta non c’è nemmeno un selfie alimentare a documentarlo), Salvini in quella casa ci si è recato, accompagnato dalla figlia di 6 anni. E da nessun altro. Un incontro intimo, insomma, “un incontro privato che tale doveva restare”, ha detto uno dei tre figli di Liliana Segre. E infatti, nemmeno quattro ore dopo, tutta la stampa ne scriveva.
Salvini, Matteo Salvini, il leader di piazza San Giovanni, sì, proprio quello che, appena una manciata di ore prima, aveva dichiarato, spavaldo, a margine di una manifestazione di Coldiretti a Montecitorio: “Anche io ricevo minacce, ogni giorno”. E poi, certamente, aveva aggiunto: “le minacce contro la Segre, contro Salvini, contro chiunque, sono gravissime”. Ma il concetto era ormai inequivocabile: non fatela tanto grossa per una scorta.
Ricapitolando: Salvini il sovranista che la mattina dà da mangiare alla “pancia del Paese” (che lo vota), che accontenta i suoi ultras e strizza l’occhio al popolo di Pontida. E poi Salvini il responsabile che, al pomeriggio, figlia alla mano, si reca a casa della senatrice, per un incontro segreto per tutti a parte che per la stampa.
L’uomo sembra aver imparato dai suoi errori: passato l’effetto del mojito, acclamato dalla piazza, coccolato dai sondaggi e, soprattutto, incoronato nuovo Re dell’Umbria, Matteo Salvini principia a togliere il vestito buono dalla naftalina.
Sembra quasi un segnale: i voti li ha già, la presentabilità si costruisce. Un “orco” affabile e, a modo suo, moderato e responsabile, in fondo, potrebbe piacere anche alle cancellerie.
Alle 17 di un venerdì di novembre, Salvini si prepara a governare il Paese.