Pandoro-gate: Chiara Ferragni rinviata a giudizio per truffa aggravata

Lo rende noto la difesa dell’influencer, che commenta: “Non ha commesso alcun reato”. Il decreto di citazione notificato oggi ai legali.

Milano – Chiara Ferragni è stata rinviata a giudizio per truffa aggravata nella vicenda del Pandoro e delle uova di Pasqua. Il provvedimento è di settembre ma la Procura meneghina lo ha notificato questa mattina con citazione diretta agli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana. Lo ha reso noto la difesa dell’influencer, che commenta: “Non ha commesso alcun reato”. A fine dicembre la nota influencer aveva raggiunto un accordo con il Codacons per il risarcimento ai consumatori con 200 mila euro da versare in beneficenza. Ma la soluzione giudiziaria non ha avuto esito positivo e la procura ha deciso di non riconsiderare le accuse. Si svolgerà il 23 settembre davanti al giudice monocratico della terza sezione penale del Tribunale di Milano l’udienza pre dibattimentale per Ferragni e altri 3 co-imputati, a vario titolo, per concorso in truffa continuata e aggravata in relazione alle operazioni commerciali.

“Credevo sinceramente che non fosse necessario celebrare un processo per dimostrare di non aver mai truffato nessuno. – afferma Chiara Ferragni in una nota – Dovrò purtroppo convivere ancora del tempo con questa accusa, che ritengo profondamente ingiusta, ma sono pronta a lottare con ancora maggiore determinazione per far emergere la mia assoluta innocenza”. La richiesta della procura, firmata dall’aggiunto Eugenio Fusco e il pm Cristian Barilli, riguarda anche gli altri indagati. Oltre che l’imprenditrice digitale, anche l’ex braccio destro Fabio Damato, la manager Alessandra Balocco e l’imprenditore Francesco Cannillo devono rispondere dei reati di “truffa continuata e aggravata” in relazione alle operazioni commerciali ‘Pandoro Balocco Pink Christmas, Limited Edition Chiara Ferragni’ (Natale 2022) e ‘Uova di Pasqua Chiara Ferragni – sosteniamo i Bambini delle Fate” (Pasqua 2021 e 2022)’.

Le operazioni commerciali di Ferragni nel mirino delle indagini

Il collegio di difesa di Alessandra Balocco, guidato dagli avvocati Alessandra Bono e Alessandro Pistochini, appresa la notizia del decreto di citazione a giudizio, si dichiara “profondamente stupito e amareggiato in merito alla scelta della Procura di Milano di devolvere al Giudice del dibattimento la decisione sulla vicenda, che all’evidenza non ha alcuna rilevanza penale, tenuto conto della solidità degli argomenti giuridici sviluppati in un’articolata memoria difensiva. Tutto ciò è ancora più evidente alla luce della rimessione
della querela che incide sulla procedibilità dal reato, salvo conservare
– da parte della Procura – pervicacemente la contestazione di un’aggravante che nulla ha a che vedere con la tipologia dei fatti in contestazione”. I legali dichiarano, infine, che “affronteranno il giudizio con fiducia e serenità, nella piena convinzione dell’innocenza di Alessandra Balocco”.

Le indagini chiuse dalla procura lo scorso ottobre, “hanno permesso di ricostruire la pianificazione e diffusione di comunicazioni” volte a indurre “in errore i consumatori in ordine al collegamento tra l’acquisto dei prodotti pubblicizzati e iniziative benefiche”. Chiara Ferragni avrebbe ingannato i consumatori e avrebbe ottenuto, tramite le due campagne commerciali, un ingiusto profitto di circa 2,2 milioni di euro, oltre che benefici non calcolabili “dal ritorno di immagine”. Le contestazioni relative alla truffa continuata e aggravata dall’uso del mezzo informatico riguardano due operazioni commerciali finite nel mirino dell’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom) e di più procure con la competenza infine assegnata a Milano.

Sul pandoro-gate c’era stato a dicembre l’accordo da migliaia di euro tra Chiara Ferragni, il Codacons e l’Associazione Utenti Servizi Radiotelevisivi. L’influencer e i consumatori erano arrivati a patti per porre fine a ogni reciproca contestazione e per favorire, più in generale, la distensione dei rispettivi rapporti. “L’accordo segna la duplice volontà delle Parti, da un lato, di chiudere le pregresse vertenze e, dall’altro lato, di guardare positivamente al futuro, istaurando un clima di collaborazione e rispetto con l’obiettivo di favorire iniziative concrete e un dialogo costruttivo su temi sociali di comune interesse”, recitava una nota.

Il Tribunale di Milano

L’accordo tra risarcimenti e donazioni, prevedeva il versamento, da parte dell’influencer, “di una somma di denaro destinata al risarcimento dei consumatori rappresentati dal Codacons e dall’Associazione Utenti Servizi Radiotelevisivi che avevano acquistato il pandoro ‘Pink Christmas’, e di un ulteriore importo per il rimborso delle spese legali sostenute dalle predette associazioni nell’ambito dei vari procedimenti giudiziari“. L’avv. Carlo Rienzi, presidente del Codacons, aveva espresso il suo “apprezzamento per l’accordo raggiunto”, perché di “completa soddisfazione per le associazioni e per i consumatori che le stesse rappresentano”, e sottolineava l’importanza della “donazione concordata, che potrà essere di concreto aiuto alle donne più fragili”, concludeva la nota. Oggi la notizia del rinvio a giudizio.

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