Grazie all’attività di indagine e alla fondamentale collaborazione degli imprenditori vessati, sono state infatti ricostruite ben 11 vicende estorsive. Alle vittime era imposto di pagare il pizzo o di acquistare forniture di carne da una macelleria di Finale di Pollina gestita da Giuseppe Scialabba, anche lui braccio destro, ma non consanguineo, del boss Farinella.
Palermo – Associazione mafiosa, estorsione, corruzione e molto altro. Duro colpo al mandamento mafioso di San Mauro Castelverde. E’ finita da poco l’operazione che ha visto i Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo eseguire quanto disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia: sono ben 11 le persone ritenute a vario titolo responsabili di associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di beni, corruzione, atti persecutori, furto aggravato e danneggiamento.
Il boss è sempre lui: Farinella, Domenico Farinella, l’autorevole boss di cosa nostra detenuto, fino ad aprile 2019, nel carcere di Voghera (Pv) in regime di alta sicurezza. Le attività hanno consentito di rilevare che Domenico, detto “Mico”, palermitano 64enne, aveva un vero e proprio “braccio destro” fuori dal carcere, suo figlio Giuseppe. Il sistema di controllo della consorteria mafiosa, basato sui rapporti di consanguineità, ha infatti permesso al capo mafia detenuto di mantenere il controllo del mandamento. Così, nonostante la giovane età, il rampollo ha avuto il compito di coordinare gli altri membri del sodalizio che operavano sul territorio, cooperando con uno storico mafioso di Tusa (Me), Gioacchino Spinnato, che, ben radicato nell’organizzazione di cosa nostra, ha gestito i contatti con gli uomini d’onore degli altri mandamenti, fra i quali Filippo Salvatore Bisconti, già capo del mandamento mafioso di Belmonte Mezzagno, ora collaboratore di Giustizia.
Le indagini, seguite da un pool di magistrati coordinati dal Procuratore Aggiunto Salvatore De Luca, hanno documentato gli assetti e le dinamiche criminali del mandamento mafioso di San Mauro Castelverde, clan che da anni impone il proprio potere con inalterata capacità intimidatoria. Numerosissime le estorsioni ai danni dei commercianti locali, tanto che proprio queste erano diventate la forma il sostentamento primario del sodalizio mafioso. «Ci vai incazzato, tanto io sono qua non ti preoccupare. Ci servono subito tanto li ha trovati, ci servono tutti», dicevano i membri del clan non sapendo di essere ascoltati dai Carabinieri, «Solo per l’amico, l’amico sono io, ci sono 20 mila euro per l’amico. Noi altri ci siamo messi a disposizione. Lui ancora deve dare 5 mila euro. Qua dobbiamo ragionare da uomini. È da 30 anni che noi altri siamo con tuo nonno, con tuo zio siamo fianco a fianco». Grazie all’attività di indagine e alla fondamentale collaborazione degli imprenditori vessati, sono state infatti ricostruite ben 11 vicende estorsive (5 consumate e 6 tentate): alle vittime era imposto di pagare il pizzo o di acquistare forniture di carne da una macelleria di Finale di Pollina gestita da Giuseppe Scialabba, anche lui braccio destro, ma non consanguineo, del boss Farinella.
I tentacoli del mandamento si erano allungati persino sull’organizzazione dell’Oktoberfest del 2018 a Finale di Pollina, quando, per impedire la partecipazione alla sagra di un commerciante che non si era piegato alle imposizioni del clan, gli indagati non avevano esitato a devastargli lo stand. Tornato in libertà, nonostante la decisione di restare a vivere in Lombardia, il boss Farinella si è ripreso il comando del sodalizio e ha ordinato agli associati liberi di intensificare la presenza sul territorio, avviando una nuova spirale di estorsioni ai danni dei commercianti. Oltre al pizzo il clan controllava la sensaleria negli affari dei privati, intascandosi ingenti commissioni per le opere di mediazione, ed aveva intestato a soggetti incensurati diverse attività tra cui il centro scommesse di Palermo e una sanitaria di Finale di Pollinai. Le due strutture, ora sottoposte a sequestro, hanno un valore di 1.000.000 di euro.
Questi gli arrestati: Domenico Farinella detto “Mico”, nato a San Mauro Castelverde, residente a Voghera (Pavia); Gioacchino Spinnato, nato a Tusa, 68 anni, uomo d’onore del mandamento; Giuseppe Farinella, nato a Palermo, 27 anni, residente a Voghera e gli uomini d’onore Giuseppe Scialabba, nato a Palermo, 35 anni, residente a Finale di Pollina, Francesco Rizzuto, nato a Palermo, 51 anni; Mario Venturella, nato a San Mauro Castelverde, 57 anni, Antonio Alberti, nato a Castel di Lucio, 46 anni; ed altri “a disposizione del mandamento” come Rosolino Anzalone, nato a Palermo 57 anni; Vincenzo Cintura, nato a Palermo, 47 anni; Pietro Ippolito, nato a Resuttano (Caltanissetta), 60 anni, residente a Campofelice di Roccella e Giuseppe Antonio Di Maggio, nato a Tusa, 63 anni, residente ad Agugliaro (Vicenza).