Ottobre 1944: Bologna ricorda l’eroica “Battaglia dell’Università”

Spettacolo e mostra per celebrare l’80° anniversario di uno degli episodi più cruenti della Resistenza bolognese.

Bologna – Per l’80° anniversario di uno degli episodi più cruenti della Resistenza bolognese, che trasformò Palazzo Poggi, oggi sede del Rettorato, in luogo d’assedio e di battaglia, l’Alma Mater ha organizzato uno spettacolo teatrale itinerante e una mostra fotografica. Non mancheranno momenti istituzionali e la tradizionale lezione di storia in Piazza Scaravilli. Per ricordare questo capitolo della Resistenza bolognese, l’Alma Mater ha organizzato una serie di iniziative lunedì 28 e martedì 29 ottobre.

Nell’estate 1944, in previsione di quella che si riteneva l’imminente liberazione della città, se non dell’intera provincia, il Comando piazza di Bologna predispose un piano insurrezionale. Le brigate cittadine, rafforzate da partigiani scesi dalla montagna o giunti dai comuni della pianura, approntarono basi e depositi nel cuore del centro storico e nell’immediata periferia, per essere pronte ad insorgere appena le truppe alleate si fossero avvicinate.

Targa in memoria delle vittime

L’8a brigata GL Masia – ma allora il suo nome era 5a brigata GL dell’Emilia-Romagna – allestì in agosto la sua base principale nella sede dell’Istituto di Geografia dell’Università, in via Zamboni 33. In una stanza sotto il tetto erano state sistemate due radio rice-trasmittenti, con le quali la brigata si teneva in collegamento con il comando di Milano e con le missioni alleate. La prima, con frequanza amatoriale, era stata costruita da Dino Zanobetti.

Nell’estate, quando il comando alleato fece giungere a Bologna i “quarzi” per i collegamenti con le radio militari anglo-americane, Carlo Balduccelli costruì la seconda. Il materiale necessario per fare i documenti d’identità falsi – timbri, cartoncini, marche da bollo ecc. – e i bracciali tricolori da usare il giorno dell’insurrezione, ed altro materiale ancora, trovarono sistemazione negli scaffali della biblioteca della Facoltà di Lettere. Nei sotterranei furono preparati depositi d’armi e di viveri. A turno, vi stazionavano dai 20 ai 30 partigiani. A metà ottobre, quando le punte avanzate della 5a armata americana si fermarono poco prima dell’abitato di Pianoro, lungo la strada della Futa, il Comando piazza non ordinò la smobilitazione delle basi partigiane, perché si riteneva che si trattasse di una sosta momentanea. Mentre si attendeva invano l’avvicinarsi degli alleati, le basi partigiane, ad una ad una, cominciarono ad essere scoperte dai fascisti.

Il luogo dei combattimenti

La prima fu quella dell’Università. A seguito di una delazione, tra le 13 e le 14 del 20 ottobre 1944, circa 200 militi della GNR circondarono la sede universitaria ed ingaggiarono un violento combattimento con i pochi partigiani rimasti intrappolati, mentre i più erano riusciti ad allontanarsi.
Nello scontro caddero Mario Bastia, comandante della brigata, Ezio Giaccone, Leo e Luciano Pizzigotti, Stelio Ronzani e Antonio Scaravilli. Pare che Bastia, dopo essere riuscito a mettersi in salvo, sia rientrato nell’ateneo per restare con i suoi uomini.

Il 24 ottobre “il Resto del Carlino”, pubblicando la notizia dello scontro, scrisse che tra i caduti vi era Tonino Prasutti, mentre omise il nome di Bastia. In realtà Presutti – e non Prasutti – era riuscito a mettersi in salvo, mentre il sesto caduto era Bastia.

Una lapide, murata nel cortile dove furono fucilati i sopravvissuti e i feriti, ricorda lo storico avvenimento e i nomi dei caduti. Dopo lo scontro i fascisti saccheggiarono la sede dell’Istituto di Geografia ed arrestarono e trattennero per un paio di giorni numerosi impiegati del rettorato. Il prorettore Guerrini fu messo con le spalle al muro e minacciato di fucilazione.

Il capitano del reparto che aveva comandato l’assalto alla base partigiana, Agostino Fortunati, fu processato il 17 luglio 1946 e condannato a morte per questo e altri reati. In appello la condanna fu ridotta a 30 anni e poi cancellata dall’amnistia. [Nazario Sauro Onofri]

Le celebrazioni prenderanno il via lunedì 28 ottobre con la messa di suffragio alle ore 9:00, presso la Chiesa parrocchiale di S. Maria Maddalena (Via Zamboni, 47).

Comunicato del Comitato di Liberazione dell’Università

Le celebrazioni inizieranno alle 10, presso il Cortile di via San Giacomo 3, dove verrà posta la corona sotto la lapide a ricordo dei caduti dell’Università: i fratelli Leo e Luciano Pizzigotti, Ezio Giaccone, Mario Bastia, Antonino Scaravilli, Stelio Ronzani. Interverranno: il Rettore Giovanni Molari e rappresentanti istituzionali della Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna e Comune di Castel San Pietro, ANPI.

Alle 11, nel Corridoio di Palazzo Poggi (Via Zamboni, 33), interverrà la Presidente ANPI Provinciale di Bologna Anna Cocchi. A seguire, sarà inaugurata la Mostra “Non tutti ci ritroveremo dopo la battaglia” che, fino al 12 novembre, offrirà la possibilità di rivivere i momenti salienti dopo la caduta di Mussolini, le ripercussioni nel governo dell’Università di Bologna, il distacco degli studenti dal fascismo e la lotta partigiana a cui presero parte numerosi studenti. Di questi almeno 53 caddero in combattimento.

Si potranno scoprire, inoltre, le vicende e le storie di alcuni giovani come quella dei due studenti di medicina Giuliano Benassi e Giovanni Battista Palmieri e del giovane medico Felice Cascione.

Alle 18.30, in Sala dell’VIII Centenario (Via Zamboni, 33), il prof. Roberto Balzani svolgerà una lezione dal titolo “Cacce all’uomo nella Bologna occupata”: l’evento è aperto a studentesse e studenti e a tutta la comunità di Ateneo.

Alle ore 20, in Rettorato (ritrovo in via San Giacomo 3, con replica alle ore 22), andrà in scena l’azione teatrale itinerante di archiviozeta “Facoltà di Resistenza: 80° anniversario della Battaglia dell’Università, 20 ottobre 1944” realizzata in collaborazione con l’Istituto Storico Parri Bologna Metropolitana.

Seguendo un itinerario, in ogni aula dell’Alma Mater, si incontrerà un partigiano evocato attraverso uno scrittore: Italo Calvino, Beppe Fenoglio, Franco Fortini, Primo Levi, Elio Vittorini. Cinque racconti di straordinaria bellezza accompagnati jazzisticamente dal sesto partigiano, dalla sesta voce, una tromba straziante che ci guiderà di aula in aula, di silenzio in silenzio, alla ricerca della nostra facoltà di resistenza. Inoltre, due storiche dell’Università di Bologna – Toni Rovatti e Roberta Mira – ricostruiranno il complesso quadro dello scontro.

Lo stesso spettacolo sarà replicato con le medesime modalità la sera del 29 ottobre.

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