Una morte che ha lasciato molte perplessità per le modalità con cui è avvenuta. Proseguono le indagini che continuano a considerare sia l’ipotesi del suicidio, sia quella dell’omicidio. Sospettato principale il fidanzato.
Roma – La 37enne, di professione stilista, vienrie ritrovata impiccata con una sciarpa ad un albero di piazza Napoli a Milano il 31 maggio 2016. Da subito si rincorrono le ipotesi e i dubbi che oscillano tra la narrazione suicidaria e l’ipotesi di omicidio. Il ritrovamento del corpo, legato a un indumento quasi fosse un gesto impulsivo, unito alla teatralità della morte in un luogo pubblico, sono infatti due elementi inusuali negli scenari dei suicidi.
Marco Venturi, 47enne fidanzato della vittima, nel corso di 6 anni di indagini è passato da persona informata sui fatti, con il fascicolo in via di archiviazione, a indagato per istigazione al suicidio, fino all’accusa di omicidio volontario tramite strangolamento. Lo scorso 19 novembre, il pm Francesca Crupi ha chiesto una condanna a 30 anni per assassinio, stalking e lesioni ai danni di Carlotta.
In primo grado Venturi era stato condannato non per aver commesso il fatto, ma per aver provocato la morte come conseguenza di altro reato. Cioè per aver istigato la vittima al suicidio. Secondo il giudice, le vessazioni di Venturi sulla fidanzata, l’avrebbero spinta a suicidarsi. La propensione degli investigatori verso il suicidio, vacilla però sotto le consulenze della procura e i pareri degli esperti incaricati dai familiari della vittima.
La Procura in appello chiede che Venturi sia riconosciuto colpevole di omicidio volontario. Gli elementi raccolti nel corso delle indagini sulla personalità della defunta e sul suo rapporto con Venturi, escluderebbero la sussistenza di intenti suicidiari e rafforzerebbero l’ipotesi dell’omicidio. Nella ricostruzione dell’accaduto il magistrato asserisce che la sera del 31 maggio 2016 dopo una lite tra i due, Venturi avrebbe strangolato Carlotta arrivando ad inscenare l’impiccagione, cioè il suicidio.
Il Gup però, a 6 anni dalla morte della donna, ribalta di nuovo la sentenza e il fidanzato di Carlotta è condannato a 6 anni di reclusione per morte come conseguenza di altro reato. L’atto estremo compiuto dalla donna è considerato la conseguenza di 2 anni di minacce e vessazioni, fisiche e psicologiche, alle quali Venturi sottoponeva la giovane donna.
La giudice Raffaella Mascarino, incaricata attualmente del caso, ha disposto un’integrazione probatoria con le analisi di un video che polarizza ancora una volta le due posizioni: suicidio e omicidio. Nel video sgranato compare un’ombra all’interno del parco intorno alle 3.41. Si vede una macchia bianca che copre il nero e si dirige verso l’uscita del parco mentre il corpo della donna è appeso all’albero. Per l’accusa e la parte civile l’ombra è una sagoma umana, tesi esclusa invece dalla difesa e dalla polizia scientifica. Otto secondi di frame che verranno ulteriormente esaminati da un esperto informatico per cercare di appurare ciò che è avvenuto nelle prime ore di quel mattino maledetto nel parco cittadino.
Come si sa la verità “reale”non sempre trova posto nelle aule dei tribunali e spesso lascia ampio spazio alla verità “giudiziaria“. In questo caso la legge, nella persona dei suoi rappresentanti, configura la responsabilità della morte della donna da parte di Venturi, secondo angolazioni diverse, se non antitetiche.
Il mistero dell’orrore di quella notte rimane. La verità sulla fine di Carlotta poggia su un video sgranato e un’ombra fugace che sembra dileguarsi tra le mani della giustizia che tenta di afferrarla.