La normativa introdotta dalla giunta Fugatti ne prevede l’uccisione fino a 8 all’anno. Oipa: “Atto violento e crudele che non incide sulla sicurezza di nessuno”.
Trento – Le maggiori associazioni animaliste chiedono al Governo d’impugnare innanzi alla Corte Costituzionale la legge della Provincia autonoma di Trento n. 2 del 7 marzo scorso che prevede l’uccisione fino a otto orsi l’anno.
Nell’istanza, inviata dall’Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali) anche a nome delle associazioni Enpa, Fnpn, Lac, Lav, Leidaa, Leal, Lipu e Lndc Ap alla presidente del Consiglio Meloni, al ministro per gli Affari regionali e le autonomie Calderoli e al ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin, le associazioni esprimono netta contrarietà all’applicazione della norma, “sia per una violazione delle prescrizioni normative comunitarie, che ben potrebbero esporre il nostro Paese alla possibile apertura di una (ulteriore) procedura d’infrazione in tema di gestione della fauna selvatica, sia per un contrasto con la novella costituzionale rappresentata dall’art. 9, inserita tra i Principi fondamentali, nel quale viene previsto che la Repubblica ‘tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni’, sia perché uccidere otto orsi l’anno è un atto violento e crudele che non incide sulla sicurezza dei cittadini trentini, sia per l’insussistenza scientifica delle motivazioni addotte riguardo il rispetto della conservazione della specie di orso bruno”.
Le associazioni inoltre evidenziano quanto tale legge risulti “impopolare” per i cittadini italiani, che hanno più volte manifestato dissenso rispetto all’attuale gestione dei grandi carnivori da parte della Provincia Autonoma di Trento, sostenendo le diverse azioni legali condotte dalle associazioni innanzi al Tribunale di Giustizia amministrativa di Trento e al Consiglio di Stato, grazie alle quali già in sede cautelare si è ottenuta la sospensione di diversi provvedimenti di uccisione di orsi e lupi.
L’istanza, inviata per conoscenza anche alla Commissione Europea – Direzione generale Ambiente, articola poi una serie di puntuali osservazioni giuridiche che evidenziano, nel testo della legge trentina, la violazione della corposa normativa riguardante la gestione e tutela dell’orso bruno.