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Orlandi contro Wojtyla? Nemmeno per sogno

Il caso Emanuela Orlandi: Pietro e il legale di fiducia Sgrò avrebbero fatto scena muta davanti al Promotore di giustizia vaticano che, adesso, sarebbe nell’impossibilità di continuare l’inchiesta. Non è forse quello che si vuole?

ROMA – L’ennesimo polverone si abbatte sul caso “Emanuela Orlandi”: Pietro, il fratello della cittadina vaticana scomparsa il 24 giugno 1983, e il suo avvocato Laura Sgrò si sarebbero rifiutati di rivelare la fonte che tira in ballo il nome di Papa Wojtyla durante una registrazione audio. Tale rivelazione si sarebbe dovuta rendere davanti il Promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi che, di concerto con il collega, Promotore applicato Gianluca Perone, si stanno occupando dell’inchiesta sulla morte della ragazzina avviata dalla Santa Sede dall’inizio di quest’anno.

Emanuela Orlandi

Il legale di fiducia di Pietro Orlandi e lo stesso assistito, convocati in Vaticano lo scorso 15 aprile come persone informati sui fatti, avrebbero fatto scena muta davanti agli inquirenti papalini. In pratica si trattava di “ripetere” i nomi delle persone, in verità resi già noti dalla diffusione a mezzo stampa, tv e social, del famoso audio di cui la famiglia Orlandi sarebbe venuta in possesso e che tirerebbero in ballo alti prelati e lo stesso Giovanni Paolo II, beatificato il primo maggio del 2011 e canonizzato il 27 febbraio 2014, in situazioni a dir poco sconcertanti che riguarderebbero la sfera sessuale del vicario di Cristo:

”Mi sono sentita aggredita…”, avrebbe risposto l’avvocatessa Sgrò appellandosi al segreto professionale mentre per l’inquirente del Sacro Soglio il comportamento dei due testi provocherebbe una “battuta d’arresto enorme nel cammino per la verità”. Una volta scoppiata la polemica, l’ennesima in questo caso che non “deve” vedere la fine, le dichiarazioni, ambo le parti, si sprecano:

L’avvocato Laura Sgrò con Pietro Orlandi

”…Il Promotore di giustizia Alessandro Diddi con Gianluca Perone hanno ricevuto l’avvocato Laura Sgrò ha dichiarato Matteo Bruni, direttore della sala stampa vaticana – come da lei ripetutamente e pubblicamente richiesto, nell’ambito del fascicolo aperto sulla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi, anche per fornire quegli elementi, relativi alla provenienza di alcune informazioni in suo possesso, attesi dopo le dichiarazioni fornite da Pietro Orlandi. L’avvocato Sgrò si è avvalsa del segreto professionale”.

In effetti però l’11 aprile scorso Orlandi era stato sentito per ore dal Pm vaticano a seguito di quanto andato in onda su La7 durante la trasmissione “Di martedi” che vedeva come ospite lo stesso Orlandi. Il fratello di Emanuela avrebbe detto in tv che Papa Wojtyla “la sera se ne usciva con due suoi amici monsignori polacchi” e che “non andava certo a benedire le case”. Queste frasi sarebbero contenute in quell’audio di cui tanto si parla, depositato in atti, e nel quale un affiliato alla Banda della Magliana avrebbe fatto pesanti allusioni sul santo pontefice. Dunque sembra che Orlandi avesse già parlato del delicatissimo argomento con i magistrati vaticani non avendo alcuna intenzione di offendere il Papa defunto:

Alessandro Diddi, Promotore di Giustizia presso la Santa Sede

“Ho parlato di questo argomento ma in maniera tranquilla con il Promotore di giustizia – ha evidenziato Orlandi – le mie parole sono state strumentalizzate per fare titoli di giornale e per infangare, e questo mi dispiace. Non ho mai accusato Giovanni Paolo II di pedofilia e sfido chiunque a dire il contrario

Mi hanno dato massima libertà, ho riscontrato una forte volontà a fare chiarezza. Alessandro Diddi mi ha detto che ha avuto carta bianca da Papa Francesco e dal segretario di Stato Pietro Parolin per indagare a 360 gradi senza fare sconti a nessuno”.

A questo punto però si scatenava la stampa vaticana e le Testate come Vatican News confermavano le bocche cucite parlando della Sgrò e di Orlandi. Il botta e risposta era assicurato. E ammesso che “qualcuno non ci marci”, come si dice a Roma:

Il Vaticano ha riperto l’inchiesta all’inizio dell’anno per volontà di Papa Francesco

”Ma sono impazziti, ma che cos’è questo gioco sporco? – scrive sul suo profilo Facebook Pietro Orlandi – ma chi si rifiuta di fare i nomi? Ma se gli abbiamo dato una lunga lista di nomi, ma perché? Altro che strumentalizzare le parole”. Il contrattacco non si è fatto attendere: “C’è poco da pensare: in questi mesi abbiamo lavorato sulle piste da approfondire – ha ribattuto il Promotore Diddi – e ora, dopo quanto successo, io non so come andare avanti…”. Ma non si vuole proprio questo?

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