Nella mostra allestita a Villa Borghese in occasione del 211° Annuale dell’Arma, il TPC restituisce sculture rubate e rimpatriate dagli USA, dalla Spagna e dall’Inghilterra grazie a indagini e accordi culturali.
Roma – A 211 anni dalla fondazione dell’Arma dei Carabinieri, torna a splendere parte del patrimonio artistico italiano trafugato nel tempo. È stata inaugurata oggi, 4 giugno, al Casino dell’Orologio di Villa Borghese, la mostra organizzata dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) in collaborazione con Magister Art, dove fino al 6 giugno saranno esposte importanti opere d’arte trafugate e recuperate dopo lunghe e complesse indagini internazionali.
Alla presenza del Comandante Generale dell’Arma, Gen. C.A. Salvatore Luongo, e del Comandante del TPC, Generale di Divisione Francesco Gargaro, sono state restituite alla Sovrintendenza Capitolina due preziose sculture romane, trafugate in passato da Villa Borghese e ora rientrate in Italia grazie a un’intensa attività investigativa e alla diplomazia culturale.

Una Musa torna da Atlanta: il caso del Carlos Museum
La protagonista simbolica della mostra è la statua femminile di Musa, databile tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C., rimpatriata nel febbraio 2025 dagli Stati Uniti. L’opera era conservata nel Carlos Museum dell’Emory University di Atlanta, dove era arrivata dopo essere transitata in alcune collezioni private americane.
Originariamente appartenente al Comune di Roma, la statua era stata donata nel 1885 da Beatrice Castellani e risultava esposta prima al Palazzo dei Conservatori e successivamente a Villa Borghese. Il furto, di data incerta, l’aveva sottratta al patrimonio pubblico per decenni. Il recupero è avvenuto grazie a un accordo culturale bilaterale tra il Ministero della Cultura italiano e l’istituzione americana.

Ritrovata online: la testa di divinità arcaicizzante
Sempre nel 2025, è stata rimpatriata anche una testa marmorea di divinità maschile arcaicizzante, risalente al I secolo d.C., individuata grazie a un monitoraggio online su una nota casa d’aste statunitense. Appartenente in origine all’ex Orto Botanico di Roma, la scultura era confluita nell’Antiquarium del Celio, ma risultava rubata dal 1965.
Grazie alle fotografie d’epoca e alla comparazione con gli archivi della Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti, è stato possibile risalire all’identità dell’opera e ottenere la sua restituzione.
Il ritorno di Diana cacciatrice e del sarcofago inglese
Recuperate anche altre due opere che, a causa delle restrizioni della pandemia, non avevano ricevuto adeguata visibilità: la statua di Diana cacciatrice, attribuita allo scultore Bartolomeo Cavaceppi, e un frammento di sarcofago romano con Satiro e Menade, entrambi rubati da Villa Borghese e rimpatriati nel 2019.

Diana era stata trafugata nel 2005 e ritrovata in Spagna, presso un antiquario di Barcellona, grazie alla collaborazione tra il TPC e le autorità spagnole. Il sarcofago, invece, era stato sottratto nel 1995 dalla facciata della scuola materna “Pinciana” e identificato anni dopo in Inghilterra grazie alla cooperazione di una casa d’aste.
Un lavoro investigativo costante per il patrimonio comune
Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale utilizza quotidianamente la Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti, un archivio informatizzato con oltre 1.300.000 opere da ricercare (di cui più di 1 milione corredate da immagini), oggi considerato il più grande al mondo nel suo genere. Uno strumento essenziale per il monitoraggio del mercato antiquario e per la collaborazione con case d’asta e operatori del settore.
Grazie a indagini approfondite, cooperazione internazionale e accordi culturali, l’Italia continua a recuperare il proprio patrimonio disperso, spesso vittima di saccheggi, furti o esportazioni illecite. Le opere restituite in occasione dell’anniversario dell’Arma rappresentano storie a lieto fine e il segno tangibile di un impegno quotidiano per la salvaguardia della memoria e dell’identità culturale del Paese.