Oltre 70 perquisizioni, misure personali e sigilli ad aziende, titoli e valori per milioni di euro, per contrastare un’organizzazione dedita a riciclaggio, associazione a delinquere e fatture false.
Bologna – Un’imponente operazione antimafia coordinata dalla Direzione Investigativa Antimafia (DIA) in collaborazione con Guardia di Finanza e Carabinieri, ha portato all’esecuzione di oltre 70 perquisizioni sull’asse Bologna-Modena, a numerosi provvedimenti personali e reali, e al sequestro di aziende, titoli e valori per un importo di milioni di euro. Il blitz, denominato “Operazione On Air” e diretto dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Bologna, è scattato per smantellare una rete criminale accusata di associazione a delinquere, riciclaggio, intestazione fittizia di beni ed emissione di fatture false.
I provvedimenti cautelari hanno riguardato 10 persone di origine casertana: quattro ai domiciliari, cinque con l’obbligo di dimora e una sospensione dall’esercizio di pubblico ufficio nei confronti di un dipendente di Poste Italiane. La Dia ha inoltre dato esecuzione al sequestro preventivo, per un totale di oltre 2 milioni di euro, a carico di 5 società (affidate ad un amministratore giudiziario) e 25 persone fisiche.
L’indagine ha preso il via da una segnalazione di operazioni sospette, trasmessa dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo (DNAA), che ha messo in luce un presunto giro di riciclaggio radicato nel territorio emiliano. La DIA ha condotto un lavoro investigativo capillare, avvalendosi di intercettazioni telefoniche e ambientali, accertamenti bancari e pedinamenti, per ricostruire le attività illecite del sodalizio. Gli inquirenti hanno individuato una struttura organizzata che, attraverso società fittizie e false fatturazioni (oltre 10 milioni di euro nel solo biennio 2019-2020), reinvestendole in attività economiche apparentemente lecite.
Le investigazioni hanno evidenziato che l’importo bonificato a fronte delle fatture per operazioni inesistenti veniva sistematicamente monetizzato mediante prelevamenti effettuati da alcuni indagati, cosiddetti “cavalli”, che retrocedevano il contante alle aziende utilizzatrici delle fatture fasulle previa trattenuta di una percentuale pari a circa il 10% dell’imponibile riportato nei documenti che andava a remunerare i servigi dell’organizzazione criminale.
L’operazione ha visto impegnati centinaia di uomini delle forze dell’ordine, dispiegati tra Bologna, Modena e altre località limitrofe, per eseguire perquisizioni domiciliari e aziendali.