Sequestrati oltre 40 immobili all’imprenditore Emanuele Catania. L’inchiesta svela il controllo mafioso sul commercio ittico in Sicilia e Marocco.
Caltanissetta – Maxi sequestro antimafia da 50 milioni di euro a carico dell’imprenditore gelese Emanuele Catania, detto Antonino, figura di spicco del settore ittico in Sicilia e all’estero. Il provvedimento è stato eseguito dalla Guardia di Finanza di Caltanissetta, su disposizione del Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione – su proposta della Direzione Distrettuale Antimafia.
Il sequestro riguarda oltre 40 immobili, quote societarie, natanti da pesca, conti correnti, autoveicoli e ramificazioni aziendali in Italia e Marocco, in particolare attraverso la Gastronomia Napoletana, società marocchina riconducibile a Catania.
Un impero economico costruito nell’ombra di cosa nostra
Secondo le indagini del G.I.C.O. della Guardia di Finanza, Catania è stato per decenni il referente economico del clan Rinzivillo di Gela, capeggiato dai fratelli Antonio, Crocifisso e Salvatore. La sua ascesa nel commercio ittico – settore nel quale il controllo mafioso si è rivelato capillare – sarebbe avvenuta grazie a protezioni, intimidazioni e riciclaggio di capitali illeciti.
Condannato in via definitiva per associazione mafiosa nel 2024, Catania è descritto dai giudici come imprenditore “di fiducia” del boss Salvatore Rinzivillo, al quale offriva supporto per infiltrare l’economia legale e reimpiegare proventi criminali. Secondo la Corte, la sua attività è stata favorita anche dall’alterazione della concorrenza di mercato, con la monopolizzazione mafiosa della filiera del pesce in Sicilia.
Società intestate a familiari e redditi incongrui
Molti dei beni sequestrati risultavano formalmente intestati al fratello Antonino Catania, non condannato ma considerato “terzo interessato” nell’inchiesta. Le Fiamme Gialle hanno esaminato la situazione patrimoniale di 45 soggetti collegati alla rete familiare e societaria, ricostruendo un disequilibrio evidente tra redditi dichiarati e investimenti effettuati, specie tra il 1998 e il 2007.
I capitali sarebbero stati di origine ignota, poi lavati tramite attività lecite, tra cui la gestione dei pescherecci e la commercializzazione internazionale di prodotti ittici, anche in Nord Africa.
Obiettivo: colpire il potere economico dei clan
La misura patrimoniale rappresenta un ulteriore passo nel contrasto strutturale alla criminalità organizzata e mira a sottrarre risorse strategiche alle cosche mafiose. Determinante, in tal senso, il contributo del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Palermo, che ha permesso il sequestro delle imbarcazioni legate alle società dei Catania.