Operazione antimafia ad Agrigento: 14 misure cautelari per traffico di droga ed estorsioni con metodo mafioso

Smantellata un’associazione criminale legata a “Cosa Nostra” agrigentina. Armi da guerra, droga e attentati intimidatori al centro dell’inchiesta.

Agrigento – All’alba di oggi, 1° agosto 2025, i Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di 14 indagati – 13 dei quali già detenuti – gravemente indiziati di appartenere a un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso o finalizzata ad agevolare l’organizzazione mafiosa “Cosa Nostra”.

Le misure, disposte dal GIP del Tribunale di Palermo, sono state eseguite ad Agrigento e nelle Case Circondariali di Palermo, Trapani, Caltanissetta, Enna, Gela, Voghera, Lecce e Taranto. Tredici soggetti sono stati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in carcere, mentre uno è stato posto agli arresti domiciliari.

L’attività investigativa, avviata nel dicembre 2024 dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo dei Carabinieri di Agrigento, rappresenta la naturale prosecuzione dell’indagine che il 14 gennaio 2025 aveva portato all’arresto di 48 persone legate alle famiglie mafiose di Porto Empedocle e di Agrigento-Villaseta, riconducibili rispettivamente, secondo le accuse, a Fabrizio Messina (49 anni) e Pietro Capraro (39 anni). Nonostante i ripetuti interventi repressivi, l’inchiesta dimostra come Cosa Nostra agrigentina sia ancora pienamente attiva, con consistenti risorse economiche, un vasto arsenale di armi e consolidati collegamenti tra i detenuti e gli ambienti criminali esterni. È stato accertato, infatti, l’uso sistematico di telefoni cellulari da parte degli uomini d’onore o dei loro complici durante la detenzione, consentendo loro di mantenere il controllo e impartire direttive all’esterno.

Particolarmente rilevante è stata, a fini investigativi, l’analisi della copia forense del telefono sequestrato a James Burgio durante una perquisizione avvenuta il 17 dicembre 2024 nella sua cella all’interno del carcere di Augusta. L’esame del dispositivo, insieme alle intercettazioni e alla videosorveglianza, ha permesso di ricostruire una struttura criminale dedita al traffico di cocaina e hashish, con lo stesso Burgio al vertice. Nonostante fosse detenuto, Burgio era in grado di mantenere contatti costanti con l’esterno e, grazie a queste capacità comunicative, aveva raggiunto un ruolo di rilievo, trattando da pari con esponenti di spicco di Cosa Nostra agrigentina come Pietro Capraro e Gaetano Licata, rispettivamente capo e principale collaboratore della famiglia mafiosa di Agrigento/Villaseta. I tre risultano promotori di una rete criminale attiva nel traffico di droga e in collegamento con figure di rilievo del panorama mafioso palermitano.

Un episodio significativo è avvenuto il 27 maggio 2025, quando Cristian Terrana è stato arrestato a Porto Empedocle mentre trasportava, a bordo di un motociclo privo di assicurazione, 506 grammi di cocaina e 780 euro in contanti. La successiva perquisizione domiciliare ha portato al sequestro di ulteriori 4.880 euro.

Dalle indagini è emersa con chiarezza la capacità dell’associazione criminale di imporre il proprio controllo sul territorio attraverso atti di intimidazione e violenza. Nel settembre e ottobre 2024, un imprenditore di Porto Empedocle è stato destinatario di colpi d’arma da fuoco alla facciata della propria abitazione e dell’incendio della propria auto per costringerlo a pagare somme di denaro all’organizzazione. Nel novembre 2024, un’altra auto è stata data alle fiamme per costringere il proprietario a interrompere l’attività di spaccio non autorizzata. Nel dicembre 2024, altri colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi contro un’abitazione a Porto Empedocle per indurre il proprietario a saldare un debito legato alla fornitura di droga, e contro una rivendita di frutta e verdura ad Agrigento come atto intimidatorio. Sempre nello stesso mese, sono stati esplosi colpi d’arma da fuoco contro un’auto a Raffadali e contro la saracinesca di un esercizio commerciale a Porto Empedocle. In ottobre, a Porto Empedocle, un’autovettura è stata incendiata in seguito a un litigio tra uno dei sodali e il proprietario del mezzo.

L’indagine ha fatto emergere anche l’ampia disponibilità di armi, comprese quelle da guerra, da parte dei membri dell’organizzazione. Durante gli atti intimidatori a dicembre 2024 contro la rivendita di frutta e verdura ad Agrigento e, nel giugno scorso, contro un panificio di Porto Empedocle, sono stati esplosi colpi a raffica con un fucile mitragliatore AK-47, noto come kalashnikov. Le perquisizioni eseguite il 10 luglio 2025, in occasione dell’esecuzione dei fermi, hanno portato al sequestro di un fucile mitragliatore kalashnikov con due caricatori, 16 panetti di hashish del peso complessivo di circa 1,6 kg, un giubbotto antiproiettile e migliaia di munizioni di vario calibro.

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