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Omicidio Tramontano: l’amante del killer piange in aula, “Volevo aiutare Giulia”

La ragazza in lacrime e dietro un paravento parla degli ‘inganni’ dell’ex barman. Alessandro Impagnatiello ascolta a testa bassa.

‘Milano – ‘Mi sono iniziata a preoccupare perché non riconoscevo più il tono dei messaggi (scritto da Liulia, ndr), ero a lavoro e intorno alle ore 22 ho deciso di fare una videochiamata con Alessandro. Mi ha detto che Giulia stava dormendo, ma non ho visto nessuno, poi mi ha detto che era da un’amica ma non ha saputo darmi il suo numero”. È uno dei passaggi della testimonianza con cui l’ex collega di Alessandro Impagnatiello, che aveva una relazione sentimentale con l’uomo accusato dell’omicidio dell’ex compagna Giulia Tramontano, ricostruisce quanto accaduto dopo l’incontro tra lei e la 29enne, a poche ore dall’omicidio del 27 maggio del 2023 a Senago, nel capoluogo milanese.

Lo ha detto la 23enne italo-inglese con cui l’uomo aveva una relazione parallela. La donna testimonia, protetta da un paravento. La ragazza ha parlato più volte degli “inganni” di Impagnatiello e ha pianto a tratti durante la deposizione. L’imputato invece è in gabbia con la testa abbassata. Dopo l’omicidio, l’imputato (reo confesso) raggiunge l’ex collega, ma lei non lo fa salire in casa. ”Era molto agitato, gli ho dato un quarto d’ora per parlare, ma con la porta chiusa e le sbarre alla finestra”.

Alessandro Impagnatiello – foto La Presse

E ancora la testimonianza in lacrime: “Lui ha continuato a negare tutto, che non era il padre del bambino, che Giulia era bipolare, ma gli ho detto che non gli credevo”, aggiunge la ragazza che contatta, preoccupata, sorella di Giulia. I due si rivedono a lavoro la domenica pomeriggio e quando vede spuntare un paio di guanti dallo zaino dell’imputato le paure diventano reali. “Lui aveva detto che lei era da sola e non stava bene, che aveva provato a farsi del male e perciò lui era preoccupato”, ha aggiunto la 23enne davanti alla Corte d’Assise di Milano, arrivando poi a raccontare di come ha scoperto che il test era falso.

“Quando sono andata in viaggio a maggio, lui mi ha prestato il suo tablet e lì ho trovato il file del test del Dna. Ho visto la cronologia delle sue ricerche e ho trovato le immagini per creare il documento. Ho visto anche nelle mail il file Excel per fare il documento”. Da lì la decisione della ragazza di non dire niente per raccogliere “altre prove” così da non consentirgli di continuare a mentire. “Avendo già mentito la prima volta, non volevo che creasse un’altra storia per coprirsi. Ho aspettato di vedere come agire”. Quando il pm Alessia Menegazzo le ha poi chiesto della gravidanza avuta con Impagnatiello e della successiva decisione di abortire, la ragazza si è commossa e ha avuto bisogno di qualche secondo prima di rispondere.

La ragazza è un’ex collega di Impagnatiello ed è una delle ultime persone ad avere visto Giulia il giorno dell’omicidio, lo scorso 27 maggio, per un incontro in cui le due si confrontarono sulle loro relazioni con il barman.

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