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Omicidio passionale o per soldi?

La morte misteriosa di Anila Ruci: l’unico sospettato rimane il conterraneo che viveva con la vittima. L’uomo ha raccontato la verità o tenta di depistare le indagini? Le ferite di Osman potrebbero svelare se la presunta aggressione è realmente avvenuta.

SCALDASOLE (Pavia) – Il movente è ancora un mistero come le ferite di arma da taglio che avrebbe avuto sul corpo il presunto assassino. Dunque la morte di Anila Ruci, 37 anni, badante albanese, non ha ancora un perché. La donna è stata ritrovata cadavere nella sua casa di via Piave 14 a Scaldasole, Comune lomellino a mezz’ora di strada da Pavia. Da una prima ricostruzione dei carabinieri della Compagnia di Voghera e del nucleo Investigativo del Comando provinciale di Pavia, coordinati dal Pm Diletta Balduzzi, la donna aveva fissato un appuntamento con la sua estetista per le 16.30 del 19 aprile scorso.

L’abitazione della vittima in via Piave

Anila era una cliente abituale e la titolare del centro estetico “L’isola di Athena”, che si trova in piazza Castello 4, poco distante da casa della vittima, la conosceva bene. Anila però quel pomeriggio non si sarebbe presentata all’appuntamento. Intorno alle 17, invece, secondo la testimonianza di Marika Famà, titolare del centro di bellezza, sarebbe entrato nel bar del paese Osman Bilyhu, 31 anni, albanese, che Anila aveva sempre presentato come suo fratello, alla ricerca di alcuni connazionali per chiedere aiuto e riferire loro di quanto accaduto. L’uomo, che pare non parli l’italiano, era sconvolto e chiedeva agli astanti di chiamare con urgenza un’ambulanza. Una volta tornato vicino casa Osman perdeva i sensi forse per le ferite d’arma da taglio riportate durante la presunta aggressione.

Poco dopo i militari rinvenivano il cadavere di Anila Ruci adagiato sul divano di casa e coperto da un lenzuolo. Ad una prima verifica della salma è stata accertata la presenza di una vasta ferita alla gola presumibilmente inferta con un coltello affilato. Dunque l’ipotesi più accreditata, sulle prime, era stata quella dell’aggressione finita male per la donna e con il ferimento del supposto fratello. Gli investigatori però non ci mettevano molto a scoprire che fra Anila e Osman non passava alcun vincolo di parentela ma l’uomo abitava comunque nella dimora della vittima, forse solo ospite della badante. Una volta appurato questo particolare i carabinieri iniziavano a sospettare dell’albanese ritenendo la sua versione dei fatti lacunosa e non veritiera. Osman dunque rimaneva piantonato presso l’ospedale San Matteo mentre il Gip di Pavia convalidava la misura cautelare detentiva e il fermo di polizia giudiziaria per omicidio a suo carico.

Il Ris dei carabinieri durante un sopralluogo in casa della vittima

Il 22 aprile scorso, sempre in ospedale, si è tenuta l’udienza di convalida durante la quale l’indagato ha fatto scena muta davanti agli inquirenti e al proprio difensore:

“È sembrato molto confuso, disorientato – riferisce la penalista Elierta Myftari, avvocato di fiducia nominato dalla sorella dell’indiziato di delitto – non so se per i farmaci che gli stanno dando in ospedale contro il dolore, per le coltellate che ha riportato o se ancora sotto shock per quello che è accaduto”.

L’avvocato Elierta Myftari

L’udienza è stata a dir poco movimentata: Osman Bilyhu non avrebbe riconosciuto Elierta Myftari come suo legale di fiducia costringendo il Gip a nominare un nuovo difensore d’ufficio. L’indagato non riconosceva nemmeno l’autorità del magistrato inquirente a cui chiedeva, addirittura, il tesserino di riconoscimento. Commediante o pazzo da legare?:

”Chiederemo l’autorizzazione per farlo visitare in ospedale – ha aggiunto l’avvocato Elierta Myftari – la sorella di Osman mi ha ribadito la sua fiducia e quando riuscirà a parlare con il fratello potrà provare a risolvere questa situazione”.

Marika Famà, titolare del centro di bellezza di Scaldasole

Al termine del confronto il Gip pavese faceva propri i “gravi indizi” che erano stati oggetto del provvedimento di fermo richiesto dalla Pm Balduzzi, che si è basato sulle palesi divergenze evidenziate nella versione dei fatti fornita dall’indagato, ovvero di un’aggressione subita da ignoti che avrebbero ucciso la donna e ferito l’albanese, e i riscontri ottenuti dalle indagini dei carabinieri, che proseguono con attività scientifiche da parte del Ris di Parma. La vittima non aveva mai avuto problemi con nessuno e diceva ai vicini di casa di lavorare presso alcune famiglie della zona come badante e donna delle pulizie. Gli investigatori stanno passando al setaccio la vita di Anila e le sue frequentazioni. Stessa cosa per Osman, la cui posizione giudiziaria si è notevolmente appesantita.

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