“Quello non ero io” sostiene Louis Dassilva, in carcere dal 16 luglio. La sagoma potrebbe corrispondere a Emanuele Neri, un altro inquilino del condominio riminese dove è stata uccisa la pensionata.
RIMINI – Louis Dassilva, accusato di essere il killer di Pierina Paganelli, potrebbe avere ragione nel dire “quello non ero io”, riferendosi alle immagini della telecamera n. 3 installata all’esterno di una farmacia vicino casa. Quel capo d’accusa, unitamente a qualche altro indizio non proprio solidissimo, l’avrebbe portato dritto dritto in galera dove è rimasto dal 16 luglio scorso. Da alcuni giorni quella serie di immagini video potrebbero riferirsi ad un altro vicino di casa, tale Emanuele Neri, che in sede di interrogatorio avrebbe rilasciato dichiarazioni contrastanti:” Si sono io, forse sono io, no non sono io”.
Per dirimere ogni dubbio, ma tecnicamente non è detto, la Procura di Rimini ha richiesto di procedere con un incidente probatorio in cui Dassilva e Neri verranno ripresi dalla medesima telecamera della farmacia San Martino, con identiche condizioni di luce e distanza, cosi da stabilire l’identità dell’uomo immortalato quella notte di tregenda. Le prime perizie sulle immagini, davvero scadenti, sarebbero piuttosto incerte. I consulenti tecnici della Procura, Riccardo Arioti e Favio Caroli, infatti, hanno passato al fotofinish le registrazioni del 29 e 30 settembre, ovvero dei giorni precedenti alle riprese “incriminate”, confrontando la postura e la corporatura di Neri con l’ombra catturata il 3 ottobre. Le somiglianze ci sarebbero ma non bastano, sempre secondo gli esperti, a provare con certezza che quell’ombra fuggevole che si vede abbia i connotati di Dassilva o di Neri.
L’operaio senegalese dunque rimane dietro le sbarre ma i penalisti hanno già impugnato la custodia cautelare. L’avvocato Andrea Guidi, che con il collega Riario Fabbri difendono l’indagato, e la criminologa Roberta Bruzzone fanno grande affidamento sull’incidente probatorio nella convinzione che il loro assistito sia davvero estraneo ai fatti e, comunque, non sia l’uomo ripreso in quelle sequenze video il 3 ottobre, alle ore 22.17, dell’anno scorso: “Abbiamo sollevato dubbi già in sede di Riesame – spiega l’avvocato Fabbri – ma adesso attendiamo la decisione dei giudici”.
Cosi facendo però, e con il passare dei giorni, sembra ormai assai probabile che il delitto della povera Pierina sia maturato all’interno del condominio di via del Ciclamino 31. In buona sostanza Emanuele Neri avrebbe detto più volte in Tv di essere lui l’uomo ripreso dalla telecamera ma il 10 settembre scorso, il giorno dopo l’udienza del tribunale del Riesame, lo stesso Neri, interrogato dagli investigatori della Mobile, non avrebbe confermato la precedente versione dei fatti cadendo più volte in contraddizione. Per quanto riguarda le analisi tecniche su telefonini, smartwatch e laptop in uso a Dassilva il Gip di Rimini ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Daniele Paci, che coordina le indagini sull’omicidio, di estendere il periodo di verifiche dal 1 maggio 2023 fino al giorno del decesso di Pierina.
Gli accertamenti, però, non riguarderebbero la coordinate geografiche di cellulari, smartwatch e computer che, mediante il Gps, potrebbero rivelare la posizione del metalmeccanico detenuto. L’incidente probatorio, per questi dispositivi, sarà limitato a chat e messaggi con l’obiettivo di fare maggiore chiarezza e approfondire la relazione clandestina tra l’indagato e Manuela Bianchi, nuora della vittima. Le operazioni tecniche sugli apparati multimediali sono state affidate agli ingegneri Giuseppe Ferraro, perito del tribunale; Luigi Nicotera, per la difesa di Dassilva, e Sandro Ferdinando Salvati, per le persone offese. Proprio quella storia d’amore, per gli inquirenti, rappresenterebbe il movente del barbaro omicidio e avrebbe armato la mano di Dassilva. L’uomo avrebbe ammazzato a coltellate l’ex infermiera perché aveva scoperto la tresca.
Anche in questo caso qualche dubbio si appalesa atteso che del rapporto adulterino fra i due pare fossero a conoscenza più persone. Compreso il comitato dei Testimoni di Geova che avrebbe dovuto decidere il da farsi con la stessa Paganelli, praticante e osservante dei dettami di quella religione, e la nuora Manuela Bianchi che nel gennaio scorso avrebbe abbandonato il movimento religioso. Certo è che Emanuele Neri, somigliante a Dassilva tranne che nel colore della pelle, quella tragica sera, si era allontanato da casa come spesso faceva per recarsi al bar sotto casa. Questo è poco ma sicuro, come si dice.