Anche a seguito di omicidi brutali perpetrati in danno di vittime indifese, sul Web imperversano commenti indegni che certificano, ancora una volta, la pietosa condizione morale del nostro Paese.
Bologna – Il femminicidio è un evento drammatico che non si estingue dopo la morte della vittima. Come in questo caso non mancano i balordi che, da perfetti vigliacchi e spesso nascosti da profili web di comodo, insultano chi non c’è più. Senza alcun rispetto per i famigliari, già gravati da un dolore insopportabile. Il fenomeno sta prendendo piede e dovrebbe essere stroncato sul nascere.
Così, anche ai congiunti di Alessandra Matteuzzi, 56 anni, brutalmente uccisa dal noto calciatore Giovanni Padovani, 26 anni, il 23 agosto scorso, non è rimasto altro che denunciare i 25 haters (dall’inglese “odiatori” che usano Internet per compiere reati di varia natura) che hanno accusato la povera donna di essere “troppo disinvolta” e di ”essersela cercata”.
Frasi offensive e rese ancora più aberranti per una morte orrenda come quella di Alessandra che aveva già denunciato per stalking il suo aguzzino, di cui aveva paura, temendo il peggio:
”Parliamo di una donna alla quale è stato sfondato il cranio e sfasciato il viso – dice l’avvocato Chiara Rinaldi, legale di fiducia della famiglia – eppure si è arrivati a dire che se l’è cercata. Perché era disinvolta, viveva la sua vita, non seguiva i canoni che sembrerebbero obbligatori a 56 anni”.
Tra i messaggi oggetto della denuncia ci sarebbe anche quello di tale Donatello Alberti, ex direttore della Croce Bianca dell’Emilia-Romagna. Pare che l’uomo si lamentasse per come la donna “andava conciata” e che alle proteste del Web sembra abbia avuto anche il coraggio di rispondere:
“Comportatevi più sobriamente come le nostre nonne, non siate scostumate e provocanti e gran parte delle aggressioni saranno evitate. La colpa prima di tutto è del mondo di oggi totalmente fuori controllo, la donna fa l’uomo e viceversa, ma dove siamo arrivati?”.
Già dove siamo arrivati? Ma le schifezze scritte sul profilo social della vittima non si fermano e provocano ribrezzo: ”Gesto brutale ovviamente. Ingiustificabile. Ma lei santarella non era secondo me”, “Ridicola e finta”, scrivono ancora gli umanoidi della rete di sesso maschile. Ma ci sono anche le donne: “Mi dispiace per lei ma a 57 anni ti metti con un ragazzino?”, “Basta, una santa non era neppure lei”, “Chissà che ha fatto per arrivare a tutto ciò, sicuramente l’avrà tradito…”, “Entrambi ammalati”, e cosi via in un crescendo di idiozie e malignità da fare accapponare la pelle.
Alessandra Matteuzzi aveva timore di quell’uomo e non ne faceva mistero: ”Ho paura di ritrovarmelo fuori di casa – diceva – e potrebbe accadere qualsiasi cosa”. E così è stato. Erano le 21.30 di quel maledetto giorno afoso quando i vicini di casa sentono un gran trambusto provenire dal cortile dell’edificio dove abitava la donna. Qualche ora prima aveva fatto il suo ingresso Giovanni Padovani che evidentemente aspettava Alessandra con l’intento di farla finita.
I due iniziavano a litigare e nessuno dei condomini avrebbe fatto in tempo a fermare il corpulento calciatore che, con un martello in mano, infieriva sulla vittima che ormai in fin di vita si accasciava al suolo in un lago di sangue. Due persone poi avrebbero immobilizzato lo sportivo sino all’arrivo della polizia. Alessandra Matteuzzi spirava 2 ore dopo in ospedale:
”Il codice rosso è stato istituito, ma ancora troppo tempo passa tra quando le segnalazioni ci sono a quando le istituzioni proteggono le donne – aveva denunciato il sindaco di Bologna, Matteo Lepore – ci sono stati casi in cui le istituzioni sono intervenute, ma non basta. Questo è un caso nel quale prima della denuncia, che è avvenuta qualche giorno prima del femminicidio, ci sono state diverse segnalazioni e tanti altri allarmi. Allarmi che vanno presi sul serio per poi mettere in campo provvedimenti più restrittivi e più capaci di bloccare gli uomini che vogliono compiere atti violenti contro una donna. Dobbiamo rispondere a questo ennesimo atto di violenza contro le donne nel nostro Paese con l’impegno di chi vuole che le leggi vengano applicate innanzitutto e che vengano rafforzate”.