Omicidio dal panettiere: arrestato Raffaele Mascia dopo 48 ore di fuga

Preso a Milano il figlio del gestore del negozio teatro dell’uccisione di Ivan Disar. Lo inchiodano i filmati delle telecamere e la testimonianza di un’amica della vittima.

Milano – E’ terminata ieri sera, dopo due giorni di ricerche, la fuga di Raffaele Mascia. Il 21enne è stato individuato dagli agenti della Squadra Mobile mentre si aggirava in piazza Venino, zona Sant’Agostino, a Milano. Bloccato sul posto, è stato portato in questura, dove ha trascorso la notte rispondendo alle domande degli inquirenti. Su di lui pendono le accuse di omicidio volontario, tentato omicidio e porto abusivo di armi.

Appassionato di arti marziali e di boxe, Mascia ha precedenti per spaccio di hashish e resistenza. L’ultima volta che era finito in manette per droga risale a un anno fa. Era scomparso dopo la sparatoria avvenuta la sera del 15 febbraio in piazzale Gambara, quando nel panificio di famiglia era stato ucciso a colpi di pistola Ivan Disar, un cittadino ucraino di 49 anni, mentre il suo connazionale di 26 anni era rimasto gravemente ferito. Il giovane era l’unico tra i presenti a non essere stato ancora rintracciato. Gli investigatori, coordinati dal pm Carlo Enea Parodi e dai dirigenti Alfonso Iadevaia e Domenico Balsamo, lo cercavano per chiarire il suo coinvolgimento nella vicenda.

Sul luogo del delitto erano emersi elementi chiave a suo carico: il suo cellulare abbandonato sul pavimento e le immagini di una telecamera di sicurezza che lo riprendevano mentre si allontanava dal retro del negozio. I filmati delle telecamere di sorveglianza non mostravano ingressi di altre persone nei momenti immediatamente precedenti agli spari. L’ultima ad entrare era stata una donna moldava di 48 anni, che si era unita ai due ucraini all’interno del locale. Poco dopo le 18.30, sei colpi di pistola avevano risuonato nella panetteria, seguiti dalle grida della donna, che era poi fuggita dall’ingresso principale, mentre Mascia si dileguava dalla porta sul retro.

Sul pavimento del negozio giaceva il corpo senza vita di Disar, mentre l’amico ferito veniva trasportato in ospedale. Nel retrobottega, dove il 21enne si fermava occasionalmente, gli investigatori hanno trovato una katana e un taser. Il padre di Mascia, ascoltato a lungo dagli inquirenti, ha dichiarato di non aver assistito alla scena perché impegnato in cucina a preparare le ordinazioni dei clienti. Tuttavia, la telecamera e la descrizione dell’aggressore fornita dalla testimone hanno puntato subito i sospetti sul giovane. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la sparatoria sarebbe stata l’epilogo di una discussione accesa, in particolare tra Mascia e Disar, con cui forse c’erano stati contrasti pregressi. Tuttavia, la famiglia del ragazzo nega che vi fossero tensioni: “Lo conoscevamo solo di vista”, ha dichiarato la moglie del panettiere, ricordando che la vittima era venuta in passato in negozio per chiedere pane avanzato da inviare in Ucraina.

Mascia si era allontanato dalla famiglia già da alcuni anni, interrompendo ogni contatto. I genitori raccontano di aver denunciato più volte la sua scomparsa quando era ancora minorenne. Negli ultimi anni aveva svolto lavori saltuari, spostandosi tra Venezia e la Svizzera, fino alla sera in cui si è consumata la tragedia.

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