Omicidio di Sharon, trovato un coltello con tracce di sangue. È l’arma del killer?

In base ai primi riscontri sarebbe compatibile con le ferite inferte alla vittima. Potrebbe serbare il Dna dell’assassino.

Terno d’Isola – Le tessere del puzzle cominciano a combaciare. Ad una settimana dall’omicidio di Sharon Verzeni, la 33enne barista ammazzata a coltellate mentre faceva una passeggiata a poche centinaia di metri dal suo appartamento a Terno d’Isola, gli inquirenti sarebbero giunti ad un punto di svolta. Secondo quanto riporta il quotidiano la Repubblica, nelle mani degli investigatori ci sarebbe un coltello sporco di sangue le cui dimensioni sarebbero compatibili con le ferite inferte dal killer a Sharon.

Solo gli esami del Dna potranno rivelare se si tratta effettivamente dell’arma utilizzata per uccidere. Non è dato sapere dove il coltello sia stato recuperato, c’è però chi ipotizza sia saltato fuori durante la perquisizione del box sequestrato ieri dagli investigatori in un condominio che affaccia proprio su via Castegnate, la strada teatro del barbaro omicidio.

A una settimana dall’omicidio le indagini sono giunte ad un punto di svolta

Il garage, di proprietà di un italiano, si trova in un grande caseggiato dove alloggiano centinaia di famiglie, molte delle quali straniere. All’interno del box, ingombro di varie masserizie, la presenza di una branda ha fatto nascere negli inquirenti il sospetto che possa essere stato utilizzato dal killer come rifugio temporaneo. La recinzione del palazzo, infatti, è facilmente scavalcabile e sarebbe stato possibile per chiunque raggiungere il garage e farne un nascondiglio.

Per il momento le indagini non hanno portato a possibili indiziati: si pensa che il killer, vista la ferocia con cui si è accanito, conoscesse Sharon e che la 33enne fosse l’obiettivo del raid. È stata anche esclusa l’ipotesi della rapina, visto che il cellulare e le chiavi di casa erano ancora sul corpo di Sharon. Resta la pista dell’aggressione mirata da parte di qualcuno che sapeva che la donna percorreva quasi tutte le sere, spesso anche con il compagno, quello stesso tragitto.

Non trovano invece conferma negli inquirenti, le voci circolate sul coinvolgimento di un marocchino di 44 anni con precedenti residente a Capriate San Gervaso, visto da alcuni testimoni aggirarsi in via Castegnate la mattina successiva al delitto.

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