La 30enne italiana aveva da poco troncato la relazione con Sadate Djiram, l’assassino reo confesso. Lui invece credeva che fosse per Mamadi Tunkara, conosciuto al supermercato dove la coppia andava a fare la spesa. La Procura contesta anche le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi.
Bergamo – Smentisce di avere avuto una relazione con Mamadi Tunkara, il 36enne vigilante brutalmente assassinato il pomeriggio del 29 dicembre in pieno centro a Bergamo, all’entrata del Carrefour di via Tiraboschi dove prestava servizio. La donna, una 30enne italiana, sentita in questura dagli inquirenti ha confermato di aver rotto con Sadate Djiram, l’assassino reo confesso del vigilante gambiano, ma ha negato di averlo “rimpiazzato” con quest’ultimo: vero è soltanto che lei e Djiram, quando stavano assieme, andavano spesso a fare la spesa al supermercato dove Mamadi lavorava e lo avevano conosciuto mentre prestava servizio. Nessuna conferma né elemento che faccia pensare che tra i due fosse nata una relazione. Anche il fratello di Tunkara, Alieu, ha detto di non saperne nulla. Djiram invece era convinto che il 36enne era stato la causa della fine della storia con la donna. E qualche giorno fa aveva deciso di incontrarlo per farglielo ammettere. Mamadi però aveva respinto ogni accusa, ma a Djiram evidentemente non era bastato.
Così il pomeriggio del 29 dicembre, il 28enne originario del Togo si è presentato di nuovo al Carrefour e ha affrontato Mamadi. E dopo una breve discussione, ha tirato fuori un coltello da cucina e lo ha colpito almeno quattro volte: al collo, all’addome e a un fianco. Mamadi è crollato a terra ed è spirato poco dopo, Djiram invece è fuggito via dal luogo del delitto, liberandosi durante la fuga del coltello e del suo zaino, nel quale conservava i documenti, ritrovato poche ore dopo dagli inquirenti. Quegli stessi documenti che non aveva quando è stato rintracciato e fermato dalla polizia sul confine con la Svizzera, dove era arrivato in treno da Milano, e che gli sono costati la cattura e il trasferimento a Bergamo. Il coltello usato nell’omicidio, con la lama in ceramica lunga 14 cm, è stato invece recuperato in un’aiuola di via Paglia, ancora sporco di sangue.
In Italia dal 2017, Djiram aveva vissuto a Palermo e poi a Bergamo. Senza precedenti penali, studiava per ottenere un diploma (si era iscritto alle serali al Mamoli), era in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno e viveva in condizioni precarie dopo la fine della relazione con la ex fidanzata, che lo aveva mantenuto per anni. Mamadi invece era un ragazzo solare che tutti nel quartiere conoscevano e stimavano. Per venire al lavoro partiva da Verdello con la bicicletta e saliva sul treno. A Bergamo si era costruito una vita intera: studiava per ottenere la licenza di terza media al Pesenti, andava in palestra e lavorava come vigilante al Carrefour di via Tiraboschi. Per la sua capigliatura a treccine lo chiamavano “Lookman”, come il campione dell’Atalanta.
Agli inquirenti, dopo una notte di interrogatori, Djiram ha confessato di essere stato lui a ucciderlo. “L’ho ammazzato per gelosia”, ha detto agli inquirenti, convinto che la fine della relazione con la ex fosse dovuta proprio a Mamadi. Ma ha negato di aver premeditato il gesto. Ha detto di essere stato aggredito per primo, dapprima a parole e poi con qualche spintone. Parole grosse che hanno fatto degenerare il tutto in tragedia. Quindi la fuga, “alla cieca”, senza complici né protezioni, come l’ha definita il procuratore aggiunto Silvia Marchina, che invece contesta anche le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi.
Determinante per ricostruire la dinamica dei fatti è stata la collaborazione di alcuni passanti di origine straniera, che hanno inseguito l’assassino verso via Ghislanzoni, e le telecamere di videosorveglianza della zona, che hanno ripreso Djiram mentre, alle 15.04, varca l’ingresso del supermercato per poi uscire un minuto dopo, per intercettare Mamadi che stava arrivando sul posto di lavoro dopo aver pranzato in un ristorante africano in via Paglia. Quindi il diverbio e l’accoltellamento fatale.