Bologna – Si è tenuta stamattina al tribunale per i minorenni di Bologna l’udienza conclusiva del procedimento con rito abbreviato che vede imputato il 15enne accusato della morte di Aurora Tila, la 13enne precipitata dal settimo piano di un edificio residenziale nel capoluogo piacentino il 25 ottobre 2024.
Il rappresentante della pubblica accusa ha formulato una richiesta di condanna a 20 anni di reclusione, a cui si aggiungono otto mesi per il possesso illegale di un utensile da lavoro. L’accusa contesta al giovane l’omicidio premeditato con l’ulteriore circostanza aggravante delle molestie reiterate, rese più gravi dalla giovane età della vittima e dal legame sentimentale che intercorreva tra i due. Il magistrato ha inoltre escluso la possibilità di riconoscere qualsiasi circostanza attenuante.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il 15enne avrebbe deliberatamente fatto precipitare la ragazzina dal terrazzo condominiale, percuotendo poi con le ginocchia le sue mani mentre cercava disperatamente di aggrapparsi alla balaustra. Questa dinamica sarebbe stata confermata anche da alcune persone che hanno assistito alla scena.
La linea difensiva dell’imputato, rappresentato dall’avvocato Ettore Maini, continua invece a sostenere che si sia trattato di un tragico incidente o di una decisione autonoma della giovane. Il ragazzo ha sempre negato ogni addebito.
La madre della vittima, assistita legalmente dagli avvocati Anna Ferraris e Mario Caccuri, ha espresso parole di profondo dolore prima dell’ingresso in aula, definendo l’imputato “un individuo nato per compiere il male” e sottolineando come sua figlia avesse manifestato la volontà di interrompere la relazione. La legale della famiglia ha auspicato una condanna superiore ai quindici anni, considerando anche l’aggravante delle condotte persecutorie.
Una volta concluse le arringhe, il collegio giudicante potrebbe pronunciarsi già nelle prossime ore con la sentenza definitiva.