Nella medievale chiesa dei Servi di Lucca esposte tre incisioni cinque e seicentesche con raffigurazioni del leggendario mostro, tratte da Tiziano, Salvator Rosa e Cornelis Cort.
Lucca – Tre feroci draghi plurisecolari per celebrare i cinquant’anni del gioco fantasy più culturalmente influente di sempre, Dungeons & Dragons: li inviano “in missione espositiva” al Lucca Comics&Games di quest’anno le Gallerie degli Uffizi, quale simbolico omaggio dell’importante ricorrenza.
Si tratta di tre incisioni, tutte realizzate tra Cinquecento e Seicento, raffiguranti scene con al centro la più leggendaria tra le creature mitologiche. A realizzarle, alcuni tra i più grandi artisti attivi tra Sedicesimo e Diciassettesimo secolo: Cornelis Cort, da Giulio Clovio, autore di San Giorgio e il drago (1577); Salvator Rosa, Giasone addormenta il drago (1663-1664); Giovanni Battista D’Angolo detto del Moro, da Tiziano, Paesaggio con san Teodoro e il drago, 1560-70. Il mostruoso trittico verrà esposto in un contesto più che scenograficamente idoneo: la medievale chiesa dei Servi, dove i Draghi degli Uffizi avranno tra l’altro modo di dialogare con la grande mostra dedicata da Lucca Comics&Games proprio a Dungeons and Dragons, con la curatela di Jon Peterson e Jessica Lee Patterson Gateway to Adventure – 50 Years of D&D Art: oltre cento opere d’arte e memorabilia legati all’immaginario fantasy del gioco. Draghi degli Uffizi e Gateway to Adventure saranno visibili al pubblico a partire dalle 17 di sabato 26 ottobre.
“Il drago è forse la più celebre ed amata tra le creature fantastiche – spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi Simone Verde -, al punto da essere, già in tempi antichi, trasmigrato dall’originaria mitologia cinese agli immaginari collettivi di tutti i popoli del mondo. Nel contesto dell’esposizione delle tre bellissime incisioni che lo vedono protagonista al Lucca Comics&Games, assume il significato simbolico del viaggio cosmopolita dell’immagine, dell’arte, e dell’energia pervasiva della cultura popolare, che, da sempre, non conosce frontiere. Non solo. E’ attraverso questa iniziativa, infatti, che le Gallerie rinsaldano la feconda alleanza culturale attuata in questi anni con la manifestazione: proprio in questi giorni abbiamo rinnovato il nostro accordo di collaborazione per altri due anni”.
LE TRE OPERE
Cornelis Cort, da Giulio Clovio, San Giorgio e il drago, bulino, 1577 – La stampa, appartenente agli Uffizi fin dalla seconda metà del Settecento, è firmata e datata da uno dei maggiori incisori olandesi del Cinquecento, a lungo attivo in Italia. Riproduce un’opera perduta di Giulio Clovio, importante miniatore dello stesso secolo; nella sua biografia di Clovio, Giorgio Vasari ricorda proprio una miniatura raffigurante San Giorgio, donata dal cardinal Farnese all’imperatore Massimiliano II.
Salvator Rosa, Giasone addormenta il drago, acquaforte e puntasecca, 1663-1664 – Giasone è qui raffigurato durante la terza prova per la conquista del Vello d’Oro: il combattimento con il drago a guardia del prezioso mantello d’ariete. L’argonauta è immortalato nell’atto di gettare sulla testa del mostro la pozione magica che lo avrebbe fatto addormentare. Salvator Rosa tornò più volte su questo soggetto con studi, disegni ed anche dipinti.
Infine, Giovanni Battista D’Angolo detto del Moro, da Tiziano, Paesaggio con san Teodoro e il drago, acquaforte, 1560-70 (foto in apertura). L’incisione riproduce un disegno a penna e inchiostro di Tiziano Vecellio, oggi conservato alla Morgan Library and Museum di New York. Il soldato raffigurato in armatura all’antica, in passato ritenuto essere San Giorgio, viene oggi identificato come il santo protettore di Venezia prima di San Marco, ovvero quel San Teodoro che uccise il drago con un singolo colpo di lancia, pare dopo aver ordinato alla bestia di immobilizzarsi. Ma secondo alcune più recenti interpretazioni potrebbe addirittura trattarsi di Cadmo, l’eroe greco divenuto celebre per aver ucciso il drago a guardia di una fonte in Beozia.