L’Associazione Nazionale Magistrati: innovazione inserita senza averla prima testata negli uffici, le segnalazioni di criticità rimaste inascoltate.
La nuova app 2.0 penale? “Un fallimento annunciato”. Non ha mezzi termini l’Associazione Nazionale Magistrati, che per mezzo di una nota critica pesantemente la nuova piattaforma per il processo penale telematico introdotta il primo gennaio 2025 dal Ministero della giustizia. Il deposito con modalità esclusivamente telematica di atti e documenti a partire dall’inizio del nuovo anno vale per la maggior parte dei procedimenti della procura della Repubblica presso il tribunale ordinario, della procura europea e del tribunale ordinario.
“In relazione a tali uffici – scrive l’Anm in una nota – “snodi fondamentali della giurisdizione e dunque e della tutela del cittadino, si sono prorogati (in alcuni casi di soli tre mesi) i termini di transizione al nuovo regime digitale, peraltro limitatamente a pochi procedimenti e senza tenere nel debito conto il rischio per l’efficienza della giurisdizione che potrà provocare la massiva, improvvisata e immediata digitalizzazione del processo penale”. In altre parole, secondo i magistrati “si pretende di mandare in esercizio i moduli più complessi ed estesi di un applicativo informatico (APP) senza che lo stesso sia stato efficacemente testato presso gli uffici, e tanto pur sinora essendosi registrati di continuo numerosissimi malfunzionamenti”.
Numerose le “criticità” rilevate, spiega l’Anm nella nota, “da pressoché tutti gli uffici chiamati alla sperimentazione del sistema”, ma ciò nonostante non si è preso “in adeguata considerazione la scarsità di risorse e di infrastrutture tecnologiche che consentano ai Tribunali di celebrare efficacemente i processi per il tramite delle tecnologie digitali”. In pratica, rileva l’Anm, “si agisce come se gli uffici fossero stati, tutti e da tempo, dotati di postazioni PC con accesso ad APP, nelle aule d’udienza e nelle camere di consiglio”, come se “il personale amministrativo e giudiziario fosse stato dotato di una idonea struttura di assistenza per la immediata gestione delle criticità”. Rilievi che sono soltanto una piccola parte “di quelli recentemente formulati dal CSM nelle sue considerazioni”, e di cui il Ministero, accusano l’Anm, “ha tenuto conto in minima parte. Nulla di nuovo sotto il sole”.
Inevitabili i disguidi, che si sono rivelati sin da subito: “Già in queste due prime giornate di avvio, numerosissime in tutt’Italia sono state le segnalazioni di errori di sistema“, nota l’Anm. Che lancia l’allarme: “Ci si chiede cosa avverrà a partire dal prossimo 7 gennaio, quando in modo più consistente, riprenderanno le udienze del dibattimento penale in tutti i Tribunali. A partire da quel momento, le criticità già profilatesi incideranno negativamente sulle attività giudiziarie per le quali non è stata preservata la temporanea possibilità di proseguire con il sistema di deposito a doppio binario. Che ne sarà della gestione di una udienza dibattimentale, di una richiesta di patteggiamento o di una lista testimoniale, qualora il sistema di deposito telematico non funzionasse?”.
Anche per il “tanto atteso” Processo Penale Telematico, sottolinea Anm, si deve constatare una “grave carenza di risorse e di strategie organizzative”, con le “inevitabili conseguenze” sull’efficienza del servizio giustizia. “Eppure – chiosa l’Associazione Nazionale Magistrati – i segnali di allarme erano stati lanciati da tempo, dalla magistratura associata e dal CSM, che per tempo si erano posti nella prospettiva di evidenziare lacune e criticità, e ciò proprio al fine di realizzare la massima efficienza possibile con una compiuta digitalizzazione del processo penale”. Segnalazioni “tese alla leale collaborazione in vista di un obiettivo da tutti condiviso” che secondo Anm “sono rimaste inascoltate”. Da cui il lapidario giudizio: “Tutto si potrà dire meno che non si tratti di un fallimento annunciato”
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