“No al tricobullismo!”: la provocazione di Fabrizio Labanti contro gli sfottò sulla calvizie

“Perché insultare un uomo calvo non dovrebbe essere diverso dal body shaming?”. Fabrizio Labanti, imprenditore da 20 milioni di fatturato, lancia la sua battaglia.

Le parole feriscono, e spesso i segni che lasciano non si vedono. Insultare qualcuno per la calvizie non è uno scherzo innocuo, ma una forma di bullismo che colpisce profondamente l’autostima di chi lo subisce. Fabrizio Labanti, imprenditore di successo e fondatore di benesserecapelli™, decide di rompere il silenzio con un libro che sfida stereotipi e pregiudizi. E lo fa con un libro, intitolato “Quel maledetto nemico chiamato calvizie. Manuale di sopravvivenza alle alopecie e al tricobullismo”, appena uscito per Autoritas Editore.

La copertina del volume

Personaggio pubblico e ideatore del patchcutaneo™ (soluzione estetica più scelta dai VIP per la calvizie), fondatore di benesserecapelli™ con 18 centri in tutta Italia e oltre 100 dipendenti, Labanti affronta senza peli sulla lingua – è proprio il caso di dirlo -, la tematica dell’accettazione e del bullismo, offrendo strumenti pratici e riflessioni per affrontare le sfide emotive e sociali legate alla calvizie. 

Il volume vanta la prefazione di Francesco Facchinetti, imprenditore e manager, che così scrive: “Credo sinceramente nella battaglia di Fabrizio per far rientrare gli insulti legati alla mancanza di capelli nell’ambito del bodyshaming e per categorizzarli come “tricobullismo”! Come se non bastassero i problemi che uno già si fa da solo”. 

Sono anni che io ho un sogno nel cassetto – spiega Labanti – Mi piacerebbe che la Mattel realizzasse una Barbie tutta nuova, con l’alopecia areata. Questo perché credo che esistano pochi mezzi efficaci come quelli che passano attraverso il canale “rassicurante” del giocattolo, per aiutare i bambini a capire la “diversità’.

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