Nicoleta registra la sua morte e incastra l’ex marito. Non era un suicidio: arrestato

Dopo aver strangolato la madre dei suoi figli nel letto, Erik Zorzi aveva inscenato l’impiccagione della donna. Ma non si era accorto del telefonino acceso sul comodino.

ABANO TERME (Padova) – Aveva inscenato il suicidio della moglie ma sette mesi dopo è stato arrestato per femminicidio aggravato. Ad incastrare il presunto assassino un audio registrato sul telefonino dalla vittima in cui si sentono i suoi ultimi minuti di vita, prima di morire strangolata sul letto matrimoniale. La tragica vicenda ha il suo epilogo all’alba del 2 agosto 2023. Sono le 4.24 del mattino quando Nicoleta Rotaru, 37 anni, impiegata di origini moldave laureata in Lingue, madre di due figlie, inizia a litigare con il marito Erik Zorzi, camionista padovano di 42 anni, in camera da letto, nella loro casa di via Rocca Pendice, nella frazione di Monteortone.

La tomba di Nicoleta

Lui, geloso e violento da sempre, le urla in faccia di averla sorpresa con il nuovo fidanzato in un momento di intimità, grazie ad un registratore nascosto in auto. L’uomo, a cavalcioni sulla donna in posizione prona sul letto, avrebbe stretto il collo della poveretta che sembrava conoscere il terribile destino che l’attendeva:” Erik ti prego smettila!”, grida la donna ancora con un filo di voce ma Erik sembra non sentirla e continua a serrare il collo della madre delle sue figlie per 9 lunghissimi minuti ed una manciata di secondi:

” No ti prego tu, perché ci siamo ridotti così? – dice il presunto assassino prima che la donna, di spalle, reclini la testa sul cuscino – Perché l’hai fatto, perché l’hai fatto, io ti amavo, ti amavo, ti amavo… liberaci dal male, vattene via, volevo solo amarti, vattene Nico, vattene… vattene… vattene”.

Nicoleta Rotaru, mentre le due figlie dormono in un’altra stanza, è già morta per soffocamento mentre il marito prepara la macabra messa in scena trasportando il corpo senza vita della moglie in bagno. Qui le avvolge una cintura intorno al collo e ne adagia il corpo senza vita sul pavimento smontando e rimontando il pannello centrale della porta del bagno per poi chiudere con la chiave dall’interno così da simulare il suicidio. Subito dopo Zorzi chiamerà il 112. Ai soccorritori non rimaneva altro che constatare il decesso della vittima mentre i carabinieri, sulle prime, notavano che sul battente del bagno non insistevano segni di effrazione.

Erik Zorzi

Dopo meticolose e più approfondite indagini, coordinate dalla Procura di Padova, gli investigatori si accorgevano che la porta si poteva smontare con estrema facilità. Il particolare costituiva un indizio non indifferente a carico dell’uomo che, però, veniva smascherato da tutta una serie di fatti negativi e, soprattutto, da numerose registrazioni che la ex moglie, con la quale viveva ancora nonostante il provvedimento di divorzio, aveva effettuato tramite il suo telefonino e poi conservato in un cloud esterno. Zorzi maltrattava la moglie da almeno 15 anni.

La seguiva dappertutto, l’avrebbe malmenata in più occasioni, usando violenza anche alle figliolette, arrivando ad interferire con la sua vita sociale negandole amicizie, frequentazioni di parenti e conoscenti, sino a farla ritirare dalla carriera politica che Nicoleta Rotaru voleva intraprendere presentandosi nelle liste di “CambiAbano” come candidata per le elezioni comunali. I carabinieri, infatti, erano già intervenuti diverse volte in via Rocca Pendice per sedare le liti fra i due ex coniugi ma ogni volta che i militari andavano via vessazioni e maltrattamenti si ripetevano come i violenti alterchi che risvegliavano nel cuore della notte i vicini di casa.

La palazzina di via Rocca Pendice teatro della tragedia

Nicoleta era anche preoccupata per le sue figlie tanto da registrare le violenze che il padre esercitava su di loro. Fino all’ultimo audio nel quale si ascoltano le drammatiche fasi dell’omicidio che, secondo gli inquirenti, inchiodano l’uomo alle proprie responsabilità. Quella maledetta sera in casa Zorzi si preannuncia bufera. Nicoleta è in tensione perché l’ex marito è più aggressivo del solito. Intuendo che qualcosa di brutto sarebbe accaduto di lì a poco la donna accendeva il registratore e poggiava il cellulare sul comodino. Pochi minuti dopo è già cadavere. Dall’altoparlante escono suoni riconducibili a offese verbali, insulti, rumori di lotta sino all’ultimo respiro della vittima. Dopo il decesso si sentiranno ancora le parole confuse e nervose di Zorzi e tutti i suoni relativi alla simulazione del suicidio. Il camionista finiva in manette e poi in carcere. Dovrà presentarsi in tribunale il prossimo 17 settembre per l’udienza preliminare.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa