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“Nessun miracolo”: la Chiesa sbugiarda Gisella Cardia, la veggente di Trevignano

La Diocesi pubblica i risultati della commissione: “Non c’è nulla di sovrannaturale. La statuetta non ha mai lacrimato nelle mani del Vescovo”.

Trevignano Romano – Cade definitivamente il velo sulle spericolate imprese di Maria Giuseppa Scarpulla, alias Gisella Cardia, la sedicente veggente di Trevignano Romano che nei suoi raduni sulla “Collina dei miracoli”, circondata più da adepti che da fedeli, sosteneva di parlare con la Madonna – la statua della Vergine avrebbe sanguinato – e di moltiplicare gnocchi e pizza. Già il menù proposto avrebbe dovuto insospettire i devoti mariani sull’autenticità di questo improvvisato fast food dei miracoli, ma adesso è giunto perentorio il pronunciamento della Chiesa a dissipare ogni dubbio, a separare il grano dal loglio, le cialtronate dall’autentica devozione, a chiudere la mensa della signora Scarpulla.

A Trevignano non si è compiuto nessun miracolo, per dirla con il diritto canonico “Constat de non supernaturalitate“, quindi nulla di soprannaturale, tanto meno un “all you can eat” della pizza. Lo ha deciso la commissione diocesana chiamata a analizzare le presunte doti soprannaturali della 53enne sensitiva originaria della Sicilia, dove peraltro la signora Scarpulla, ex imprenditrice, prima di trasferirsi con il marito nel Lazio era stata condannata a due anni per bancarotta fraudolenta.

“Dalle risultanze degli accertamenti peritali disposti dalla Curia, ai quali la Cardia ha accettato di sottoporsi, si può evincere l’inattendibilità della stessa“. Il decreto che pone fine alla questione è stato pubblicato sul sito della Diocesi di Civita Castellana questa mattina e ripercorre le tappe principali della vicenda, arrivando a un giudizio netto, come si legge nel comunicato stampa diramato dalla stessa Diocesi. In particolare la commissione ha sottolineato “l’aperta contraddizione tra la testimonianza della signora Cardia e quella del Vescovo emerito Romano Rossi in merito ad una presunta lacrimazione di una statuetta della Vergine nelle mani di quest’ultimo, cosa che egli nega in maniera categorica e irremovibile”.

Secondo la Chiesa nessun miracolo è stato compiuto dalla veggente

Parole che rappresentano la pietra tombale sulle pretese mistiche della santona, e potrebbero nel tempo affossare definitivamente anche i raduni devozionali da lei organizzati, con annessa vendita di gadget religiosi. Perché se da un lato la Diocesi impone per decreto all’ormai ex veggente, e al marito manager, “il rispetto e l’adesione alle decisioni del Vescovo e la disponibilità a compiere un percorso di purificazione che promuova e mantenga l’unità ecclesiale”; dall’altro avverte anche i fedeli, ai quali viene chiesto di rispettare “l’obbligo disciplinare e spirituale derivante dal pronunciamento ecclesiale e di astenersi dall’organizzare incontri privati o pubblici che diano per certa e indubitabile la verità sovrannaturale degli eventi di Trevignano.

La Diocesi non dimentica nemmeno l’eccessiva leggerezza con la quale alcuni sacerdoti hanno avvallato le frottole della santona, imponendo “il divieto di celebrare i sacramenti o atti di pietà da connettere entrambi, in modo diretto o indiretto agli eventi di Trevignano“. Oltre all’ulteriore divieto “di recarsi nel luogo dell’apparizione alimentando nei fedeli l’idea che via sia qualche riconoscimento ecclesiale”.

Riposti nel cassetto i guanti sotto i quali sosteneva di celare le stimmate, e abbandonate le velleità soprannaturali, una volta ritornata allo status di comune mortale, al quale è stata retrocessa per decreto dalla Chiesa, chissà se la signora Scarpulla, e l’onnipresente marito, intrapreso il consigliato percorso di purificazione, decideranno di approcciare in modo più evangelico anche i giornalisti, accusati pochi giorni fa dalla coppia di essere un manipolo di diffamatori e calunniatori, invitati, pena denunce, al rispetto dei canoni di verità. La stessa che oggi è stata scritta dalla Chiesa, inappellabile per ogni fedele, e che non appare dissimile da quella sostenuta a più riprese dai media. Cala dunque mestamente il sipario sulla sedicente veggente e trova la sua fine perfino il titolo Madonna di Trevignano che “non ha alcun valore ecclesiale e non può essere usato come se lo avesse anche in ambito civile”.

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