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Napoli, sgominata rete di scommesse clandestine: sequestri e manette

Tra le migliaia di clienti anche un detenuto di Poggioreale. Riciclato un fiume di denaro sporco. Raccolta delle puntate in lavanderia e dal fruttivendolo.

Napoli – Agenzia serba con  server in Gran Bretagna, sede in Austria – all’interno di un centro commerciale di Klagenfurt – e 300 punti di raccolta, gestiva un giro di scommesse clandestine con migliaia di clienti, parte dei quali già identificati, il più singolare dei quali è un detenuto che dal carcere di Poggioreale riusciva a puntare fino a 800 euro a settimana e vincere anche 15mila euro.

A mettere la parola fine alla lucrosa attività sono stati i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria coordinati dalla Procura di Napoli Nord, che hanno eseguito dieci arresti (3 in carcere, 7 domiciliari, un altro indagato è sottoposto al divieto di dimora) e sequestrato beni per 3,2 milioni di euro.

I reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata alla raccolta di scommesse clandestine, riciclaggio e peculato, con l’aggravante della transnazionalità. Due filoni d’indagine differenti, come hanno illustrato in una conferenza stampa il procuratore Maria Antonietta Troncone, l’aggiunto Anna Maria Lucchetta, il generale Paolo Borrelli e il colonnello Paolo Consiglio. Il secondo filone riguarda giochi non autorizzati con slot scollegate dalla rete.

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Nel corso delle indagini sulla StarPrice, la società madre, in Austria è stata sequestrata una villetta di pregio ad una donna lituana, insieme ai tre soci italiani ritenuta dagli inquirenti tra i cervelli dell’organizzazione, non per nulla aveva sotterrato in giardino 150mila euro ora sequestrati. In totale sono 15 le reti individuate, 20 affiliati e 300 agenzie totali che in alcuni casi – come a Portici e Napoli – sì appoggiavano ad agenzie già autorizzate, ma la raccolta di scommesse avveniva anche presso negozi di ortofrutta, agenzie assicurative o lavanderie

Tra i 14 immobili fatti sequestrare dagli inquirenti anche alcune a Torre del Greco. Tutta la filiera guadagnava: soci, master, agenti e anche giocatori che riciclavano grosse somme di denaro, con piccole perdite, rimanendo sempre nascosti grazie all’intestazione fittizia dei conti di gioco ad ignari nullatenenti. Giocando all’estero, veniva aggirata la normativa antiriciclaggio e il limite di 2mila, con giocate fino a 100mila euro. A conferma della straordinaria redditività del giro di scommesse, tra le carte dell’inchiesta ci sono alcune registrazioni carpite a due indagati in una bar di Posillipo che confidano di aver nascosto ingenti somme di denaro, tra i 90mila e i 500mila euro, nel giardino di un’abitazione e a casa di parenti e amici.

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