Otto donne uccise tra il 1985 e il 1995, ancora senza un colpevole. La famiglia della giovane, assassinata nel 1994, chiede la riapertura del caso. Ipotesi serial killer mai confermata.
Modena – Tra il 1985 e il 1995 otto donne sono state brutalmente uccise tra Modena e provincia. Tutte giovani, molte tossicodipendenti o prostitute, tutte vittime di una mano violenta e ancora senza giustizia. L’ipotesi che dietro i delitti ci fosse un serial killer, ribattezzato “il mostro di Modena”, è rimasta priva di riscontri giudiziari. Ora, a oltre trent’anni di distanza, la famiglia di Anna Maria Palermo, una delle ultime vittime, chiede di riaprire le indagini.
L’appello dei familiari: “Anna Maria non ha mai avuto giustizia”
Era il 26 gennaio 1994 quando il corpo di Anna Maria Palermo, 20 anni appena compiuti, venne trovato in un canale a Corlo di Formigine. La giovane presentava una dozzina di coltellate e lividi da afferramento sugli avambracci. A quasi 30 anni di distanza, i fratelli Marcello e Leonardo, tramite l’avvocata Barbara Iannuccelli, si rivolgono alla Procura per chiedere una nuova indagine, sostenuta da consulenze scientifiche aggiornate.
“A 20 anni non si può morire così e restare senza giustizia”, dichiara Iannuccelli, che depositerà l’istanza insieme al criminologo Armando Palmegiani, alla professoressa Valentina Marsella e alla genetista Marina Baldi.

Indizi dimenticati: sangue, rossetti e una pista plurima
Dagli atti dell’epoca emergono dettagli rimasti senza risposta. Vicino al corpo di Anna Maria vennero rinvenuti due siringhe con tracce di sangue di due persone diverse, nessuna riconducibile alla vittima, e un fazzoletto con segni di rossetto la cui composizione chimica era diversa da quello trovato nella borsetta di Anna Maria.
Secondo la nuova ipotesi investigativa, potrebbero essere state coinvolte più persone nell’omicidio. Un sospetto rafforzato anche dalle modalità del delitto e dalle ferite.
Il Mostro di Modena: una scia di sangue lunga dieci anni
Il caso di Anna Maria Palermo è l’ultimo omicidio della serie prima di quello di Monica Abate, strangolata nella sua abitazione a Modena il 3 gennaio 1995. Le altre vittime della presunta mano seriale sono Giovanna Marchetti (agosto 1985, Baggiovara), uccisa a colpi di pietra; Donatella Guerra (settembre 1987), colpita al cuore con un punteruolo; Marina Balboni (novembre 1987), strangolata e gettata in un fosso a Gargallo; Claudia Santachiara (maggio 1989), strangolata a Campogalliano; Fabiana Zuccarini (marzo 1990), trovata morta in un fosso a Staggia; infine Anna Abbruzzese (febbraio 1992), strangolata a San Prospero.
Tutti i casi sono rimasti irrisolti, seppure a un certo punto riuniti in un unico fascicolo investigativo, poi archiviato. Solo in un’occasione una persona venne inquisita, ma non ci furono prove sufficienti per arrivare a una condanna.
Nuove tecnologie, nuove speranze
“Con la moderna scienza forense possiamo finalmente analizzare i reperti, elencati in ben tre pagine di verbale”, sottolinea l’avvocata Iannuccelli. Oggi, con l’evoluzione delle tecniche di analisi del DNA e delle tracce biologiche, la speranza è che anche casi archiviati da decenni possano trovare una verità giudiziaria. E offrire, finalmente, giustizia alle vittime e ai loro familiari.