L’incidenza della mortalità sul posto di lavoro è in netto aumento, i deceduti sono in media 2 al giorno. Urgono provvedimenti dalla classe politica in favore della sicurezza di cantieri e fabbriche. Si ma quale classe politica?!
Roma – La mortalità sul lavoro è scesa, ma è solo apparenza! I morti sul lavoro rappresentano una delle aberrazioni della società tardo-capitalista, pronta a tutto anche a sacrificare vite umane, pur di soddisfare la propria fame di profitto. In subordine, oltre alle morti sul lavoro, ci sono le malattie professionali che producono un numero di decessi abbastanza rilevante ogni anno. Gli dei del lavoro e del profitto, possono ritenersi appagati, per il numero di sacrifici umani loro immolati, dai seguaci di una religione così spietata! Una notizia delle ultime settimane ci ha prima stupito e poi deluso. I numeri sui morti sul lavoro sarebbero calati quest’anno, rispetto al precedente, ma si tratterebbe di una pia illusione ottica.
Nel senso che non sarebbero stati considerati i decessi per Covid che hanno avuto una valenza diversa nel 2022 rispetto al 2021. Questi dati sono venuti alla luce grazie all’Osservatorio Sicurezza sul lavoro: Vega Engineering di Mestre, che dal 2009 raccoglie tutte le informazioni disponibili relative agli infortuni sul lavoro provenienti da diverse fonti, tra cui INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli infortuni sul lavoro), mass-media, comunicazioni di enti istituzionali o di associazioni del settore.
L’Osservatorio, infatti, ha analizzato l’indice di incidenza della mortalità sul lavoro, cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa attiva provinciale e regionale, la cui media è risultata, nei primi cinque mesi dell’anno, di 11,9 decessi ogni milione di occupati.
Mauro Rosato, presidente dell’osservatorio, ha dichiarato alla stampa: Il decremento della mortalità rispetto al 2021 sembrerebbe un dato importante e confortante (-16 %), ma tale variazione è fortemente contaminata dalla quasi totale assenza dei decessi per Covid nel 2022 rispetto al 2021: lo scorso anno infatti, nel primo quadrimestre, gli infortuni mortali per Covid erano 210 su 306.
Quest’anno sono solo 6 su 261. Ciò significa che gli infortuni mortali non Covid sono passati dai 96 del 2021 ai 255 del 2022, con un eclatante e drammatico incremento del 166%. Questo dato, stimato e non preciso a causa delle modalità con cui vengono realizzate le statistiche e validati i dati, evidenzia la rilevante differenza del peso del fenomeno Covid tra il 2021 e 2022, spiegando la diminuzione degli infortuni mortali di quest’anno.
E, intanto, sono 364 i lavoratori che hanno perso la vita da Nord a Sud del Paese nei primi cinque mesi del 2022, con una media angosciante di oltre due morti sul lavoro al giorno. In netto aumento, inoltre, le denunce di infortunio, che rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso aumentano del 48%. Le cifre esposte dal presidente dell’Osservatorio fanno rabbrividire e sono a dir poco allarmanti.
A questo quadro complicato, si aggiunge il rischio che corrono i lavoratori di ogni regione e di ogni provincia. Nel senso che l’Osservatorio, ogni mese effettua un’elaborazione del rischio di decesso dei lavoratori per ogni zona del Paese. L’operazione è stata portata a termine dividendo l’Italia per colori, come è stato fatto per la pandemia.
Nei primi cinque mesi del 2022 abbiamo avuto i seguenti risultati. In zona rossa, con un incremento del 25% rispetto alla media nazionale, ci sono finite: Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Calabria. In zona arancione, abbiamo le seguenti regioni: Puglia, Toscana, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Marche e Abruzzo. In zona gialla: Sicilia, Umbria, Lombardia, Lazio, Campania e Molise. E, per finire, in zona bianca: Sardegna, Basilicata, Liguria e Friuli-Venezia Giulia. Nel colore rosso rientrano le zone con uno scenario epidemico di massima gravità ed ad alto rischio.
Nell’arancione le zone ad alto rischio ed elevata gravità dello scenario pandemico. Nell’area gialla e bianca, le regioni che hanno un minor rischio e gravità. I dati, quindi, vanno letti e interpretati con attenzione. Un fatto è certo: i morti sul lavoro sono sempre tanti. Troppi. Fino a quando la sicurezza sui luoghi di lavoro non diventerà il tema principale dell’agenda politica nei fatti e non a parole come successo finora, beh, è meglio che i decisori politici cambiassero mestiere!