Maria Teresa Avallone, 39 anni, morì in ospedale tre giorni dopo il malore accusato in seguito all’anestesia. Condannato il chirurgo Maurizio Cananzi.
Monza – Maria Teresa Avallone, 39 anni, perse la vita tre giorni dopo aver ricevuto un’anestesia per un intervento di lifting ai glutei con l’inserimento di fili sottocutanei. Subito dopo la somministrazione dell’anestesia, avvenuta il 5 marzo 2019 in un ambulatorio di Seregno (Monza e Brianza), la donna ebbe una grave reazione avversa, manifestando un malore che, secondo i giudici, avrebbe potuto essere gestito con un intervento di rianimazione adeguato.
Questa conclusione è riportata nelle motivazioni della sentenza con cui il Tribunale di Monza, ad aprile, ha condannato il chirurgo Maurizio Cananzi a un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa grazie alle attenuanti generiche. Dopo aver subito una crisi epilettica e un arresto cardiaco durato mezz’ora, la donna fu trasferita in condizioni critiche all’ospedale San Gerardo, dove morì tre giorni più tardi. Il trasferimento avvenne dopo che il chirurgo, operando da solo, chiamò i soccorsi.
Cananzi ha presentato appello contro la sentenza, sostenendo la correttezza delle proprie azioni durante l’emergenza e attribuendo eventuali responsabilità a negligenze del personale paramedico. Tuttavia, gli esperti del Tribunale hanno sollevato critiche sull’intervento di primo soccorso effettuato dal medico, evidenziando diverse lacune. La scelta di eseguire l’operazione senza assistenza, sottolineano, comportò un’interruzione del massaggio cardiaco per effettuare la chiamata al 118, una circostanza che il giudice definisce evitabile.
Ulteriori carenze riguardarono il mancato utilizzo del defibrillatore, il ritardo nella richiesta di soccorso e l’assenza di ossigenazione adeguata tramite il pallone “ambu”, che risultava scollegato dalla bombola di ossigeno. Nelle motivazioni, il giudice ha rimarcato la “gravità della colpa del medico”, evidenziando un comportamento caratterizzato da una “deviazione marcata, inescusabile e netta” rispetto alle regole fondamentali della pratica medica.