Alla rapina finita male non aveva creduto nessuno nonostante la fantasiosa ricostruzione dell'aggressione e del killer sconosciuto che fugge via indisturbato.
Montecassiano – “…Spietatezza, freddezza, nessuna resipiscenza…”, scrive in atti il giudice Giovanni Manzoni, nel disporre gli arresti per Arianna Orazi ed il figlio Enea Simonetti, accusati dell’omicidio di Rosina Carsetti.
Dalla sera del delitto, consumato tra le 17 e le 17.20 del 24 dicembre scorso, gli inquirenti avevano tenuto sotto controllo i familiari della vittima predisponendo intercettazioni ambientali e telefoniche sia in casa che sui telefoni cellulari degli indagati.
Da questi controlli elettronici e dalle risultanze investigative sarebbero emersi gravi indizi a loro carico che poi hanno fatto scaturire l’arresto. Dunque sarebbe stata tutta una messinscena quella della rapina finita col morto ad opera di un killer sconosciuto che sarebbe esistito soltanto nella fantasia dei tre congiunti che avrebbero premeditato, a quanto pare, la morte della povera pensionata.
L’accusa, a questo punto delle indagini, è di omicidio volontario pluriaggravato per Arianna che avrebbe diretto e organizzato la cooperazione dei complici, oltre ai maltrattamenti in danno della madre. Il marito della vittima, Enrico Orazi di 79 anni, rimane indagato a piede libero per concorso nei diversi reati contestati alla figlia ed al nipote.
In buona sostanza Arianna Orazi è ritenuta dagli inquirenti l’organizzatrice del delitto mentre Enea Simonetti, 20 anni, l’esecutore materiale.
Rimane invece sotto sequestro la villetta di via Pertini 31. La Procura di Macerata ha rigettato l’istanza dell’avvocato Andrea Netti, difensore dei tre indagati motivando il diniego con la possibilità di altri sopralluoghi scientifici da parte dei carabinieri del Ris. Proseguono comunque gli accertamenti scientifici anche su un foglio di carta sterile strofinato sul volto e sul collo della vittima, il materiale biologico prelevato sotto le unghie di Rosina, il maglione che indossava la vittima, un accendino ritrovato sotto il cadavere della donna e le banconote, per duemila euro, rinvenute nella borsa di Arianna Orazi.
Per altro alcuni giorni addietro Enea Simonetti, prima dell’arresto, avrebbe scoperto un paio di calzari lungo una stradina sterrata che costeggia le villetta di via Pertini. I due oggetti erano stati consegnati ai carabinieri ma alla luce dei fatti più recenti, anche questo ritrovamento potrebbe essere considerato un ulteriore depistaggio.
La sera stessa dell’omicidio gli operatori del 118 avrebbero medicato anche Enrico Orazi che, secondo il referto trascritto dai paramedici, presentava un’ecchimosi di media entità sulla guancia destra e un livido con graffi su una mano. L’uomo avrebbe avuto uno scontro fisico con la vittima durante l’aggressione? Oppure Orazi si sarebbe procurate le ferite per avvalorare la tesi del rapinatore che l’avrebbe immobilizzato? Anche questi particolari dovranno essere chiariti.
In tv la figlia della vittima aveva ricordato i tragici momenti della presunta rapina, secondo l’accusa inventata di sana pianta, ingenerando però ulteriori dubbi e perplessità su un suo eventuale coinvolgimento nella tragica vicenda:”…Com’è morta mia madre? Non so. Credo sia stato un incidente – dice Arianna Orazi davanti alle telecamere di Quarto Grado – che non era voluto, che non è partito questo personaggio per farle del male. Credo sia stata soffocata…”.
Certo che con la clavicola rotta e 14 costole fratturate, segni di lesioni su tutto il corpo e morte per strangolamento avvenuto a mani nude, è difficile pensare che l’assassino non avesse l’intenzione di uccidere. Rosina sarebbe morta dunque nell’arco di tempo che va fra le 16.30 e le 18.30, più esattamente fra le 17 e le 17.20, del 24 dicembre 2020 all’interno di casa sua e per mano dei suoi familiari per come ipotizzano gli inquirenti.
Gli stessi che poi avrebbero orchestrato la fantasiosa commedia della rapina finita male a cui nessuno aveva creduto sin dall’inizio.
Solo un balordo che ben conosceva la vittima e con un alibi “costruito” ad arte poteva passare “inosservato” agli occhi dei vicini. Cosi si spiega anche il perché i due cani di famiglia non avrebbero abbaiato. Ma non basta. Gli amici di Rosina confermano che la donna non stava bene in casa e non ne faceva un mistero.
La donna sarebbe stata controllata a vista e non sarebbe stata libera di fare ciò che voleva. In qualche occasione avrebbe avuto anche scontri fisici con i congiunti durante diversi alterchi specie con la figlia Arianna e con il nipote Enrico i cui cellulari, compreso quello di Enrico Orazi, sono risultati resettati dopo il delitto.
Perché? Gli inquirenti troveranno una spiegazione anche a questo. Il movente? Forse Rosina voleva avvalersi di un avvocato per denunciare violenze e soprusi. Poi le intercettazioni dei colloqui fra madre e figlio, le mezze ammissioni e gli errori dei tre congiunti compiuti sulla scena del crimine e durante i giorni successivi all’omicidio hanno convinto la Procura a spiccare l’ordine di custodia cautelare.
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