Sempre più spesso persone sensibili o colpite da tragedie familiari o personali diventano gli obiettivi preferiti di chi professa religioni che, negli anni, sono diventate sempre più organizzazioni settarie. Il cantante siciliano racconta la sua triste esperienza.
Monreale – “Madre non madre, figlio non figlio mi hai cancellato come fossi uno sbaglio. Madre non madre, madre padrona con che diritto ora mi vieni a cercare. Madre non madre, madre devota prega il tuo Dio e lascia in pace me. Madre non madre ormai è tardi, io devo andare mi aspetta la vita”. Questi sono alcuni versi del nuovo singolo inedito di Giuseppe Conti, in arte Jo Conti, 38 anni di Monreale in provincia di Palermo.
Una canzone che si fa portavoce di una vicenda personale tormentata e sofferta, culminata con l’interruzione di ogni rapporto con la sua famiglia d’origine, tutti testimoni di Geova. E quale sarebbe stata ”la colpa” di questo ragazzo? Semplicemente quella di avere dichiarato la propria omosessualità quando aveva 23 anni, dopo un lungo percorso di cure psichiatriche che lo hanno portato a diversi ricoveri e trattamenti sanitari obbligatori.
Jo Conti si è rivolto a Pop per raccontare la sua storia. Jo perché desideri raccontarci quella che per te è stato un dramma sofferto?
“…Perché ho due messaggi da dare molto importanti – afferma il cantante – il primo è quello di dire alle persone di aprire gli occhi e di stare molto attente quando si avvicinano a certe religioni che, proprio in tempo di pandemia, stanno facendo opera di proselitismo su vasta scala spesso facendo leva su una improbabile quanto imminente fine del mondo. Il secondo è quello di riferire a tutti che nessuno nasce sbagliato, il vero problema è chi non ti accetta per quello che sei. Far valere i propri diritti è ancora estremamente difficile...”.
Il suo orientamento sessuale ha rappresentato un problema per i Testimoni di Geova?
“…Assolutamente sì – aggiunge Jo – in particolare per mia madre che mi ha rinnegato in nome di Geova perché per loro l’omosessualità non è né un orientamento, né una malattia piuttosto una perversione. Ho provato ad allontanarmi da casa per vivere relazioni che sono state importanti per me ma, purtroppo, sono dovuto ritornare sui miei passi perché non avevo lavoro e sussidi…
… Mi hanno strappato il cellulare e sono stato picchiato. La mia famiglia ha assistito alle violenze ma plagiata com’era non ha mosso un dito. Sono stato rinchiuso per 6 mesi nella mia stanza. Fuori dalla porta mi lasciavano un piatto con il cibo e alcuni biglietti con su scritto di pulire bene l’ambiente dove vivevo pena il digiuno…
…E la cosa più grave è che io non ero e non sono un testimone di Geova, non sono mai stato battezzato nelle loro sedi, quindi non dovevo essere soggetto alle loro regole. Con me hanno fatto puro ostracismo, nonostante mi fosse stato diagnosticato un disturbo mentale per il quale mi hanno riconosciuto l’85% di invalidità…
…Una psicosi schizo-affettiva pericolosa solo per me stesso ma non per gli altri, che può sfociare in tentativi di suicidio se non tenuta sotto controllo e su cui ha certamente contribuito il trattamento che ho ricevuto da parte di quella che definisco una setta vera e propria. Quando c’è stato l’attentato alle Torri Gemelle avevo 18 anni e sono rimasto molto turbato dal fatto che mia madre gioisse perché, secondo lei, era arrivata la fine del mondo. Da allora ogni volta che sentivo la sigla del telegiornale venivo colto da attacchi di panico e ci sono voluti dieci anni ci cure per farmi passare questo terrore…”.
Sappiamo che i testimoni di Geova proibiscono festeggiamenti e ricorrenze. Queste privazioni possono influenzare e segnare il percorso di crescita di un bambino?
“…Certamente. Natale, Pasqua, i compleanni e qualsiasi altro tipo di ricorrenza sono banditi – continua Jo – perchè sono tutti riti pagani da cui prendere le distanze, come l’impossibilità di effettuare le trasfusioni di sangue. Una vita non può essere salvata perché bisogna morire nella fede credendo ciecamente che Dio ti risveglierà...”.
A coloro che decidono di accettare la religione di Geova vengono richiesti contributi economici?
“…Non esplicitamente ma diventa un obbligo morale – afferma il cantante siciliano – in quanto se doni 100 euro il Signore ti ricompenserà sette volte tanto. Loro si considerano portatori della verità assoluta e scelgono i potenziali adepti dopo che magari sono stati colpiti da un evento tragico, come ad esempio un lutto, una tragedia familiare e cosi via dicendo...
…Vanno casa per casa facendo opera di proselitismo bene organizzato. All’inizio ti fanno sentire la persona più importante di questo mondo, praticando il love bombing, una sorta di tecnica manipolatoria narcisistica, per poi isolarti socialmente da tutti quelli che non sono testimoni di Geova…”.
Una volta che hai aderito alla dottrina di Geova, puoi decidere di rifiutare la religione e andartene liberamente?
“…Sì, ma con non poche difficoltà – evidenzia Jo – davanti a tutti annunciano che te ne sei andato in modo che nessuno di loro possa più rivolgerti la parola e se decidi di rientrare perché tutti, familiari compresi, ti rinnegano. Puoi riavvicinarti solo dopo mesi se non anni di umiliazioni e punizioni, chiedendo il permesso agli ”anziani” e dopo aver subito un “processo”…“.
Dunque non hai più rapporti con i tuoi familiari e parenti?
“…No, anche perché il 90% di loro crede in Geova – chiosa con tristezza il cantante – li avevo mantenuti con mio padre che, come me, non è mai stato battezzato da loro ma poi mia madre ha fatto in modo che si allontanasse da me anche lui. Mia madre ha detto che mi riprenderebbe in famiglia se io le chiedessi scusa, ma non lo farò mai… E poi scusa di che cosa?..”.
Ora sei un cantante professionista, che rapporto hai con la musica?
“…La musica mi ha letteralmente salvato e continua a salvarmi ogni giorno, a farmi sentire vivo – conclude Jo Conti – la mia canzone è più di una canzone, una voce che non resta più strozzata in gola, è la mia speranza per un futuro migliore…”.
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