Davide Corallo si è avvalso della facoltà di non rispondere forse per dare altro tempo ai suoi legali ai fini di una difesa più incisiva ma la strada sembra in salita per il militare amico della vittima.
RAGUSA – “..Mi rimetto a quanto detto nell’interrogatorio del 13 febbraio scorso e mi avvalgo della facoltà di non rispondere…”. Sono state grosso modo queste le poche parole pronunciate da Davide Corallo che ieri mattina si è presentato davanti al Gip del Tribunale di Ragusa, Eleonora Schininà, per l’interrogatorio di garanzia. Assistito dai due legali di fiducia, avvocati Piter Tomasello e Orazio Lo Giudice, il carabiniere accusato di aver ucciso il cuoco modicano Peppe Lucifora, ha scelto la via del silenzio non prima di rifarsi a quanto già dichiarato nel febbraio scorso quando, sotto le domande incalzanti del Pm Francesco Riccio, si era dichiarato innocente, negando di avere ammazzato Lucifora.
Corallo è entrato in tribunale intorno alle 9 dal retro del palazzo di giustizia di Ragusa, scortato dagli agenti di Polizia Penitenziaria. Chi lo ha visto ha detto che indossava la mascherina e che sembrava tranquillo, anche troppo per un indagato accusato di omicidio. “…Il nostro assistito – ci ha confermato l’avvocato Orazio Lo Giudice – era tranquillo, sereno e si dice fiducioso nella giustizia...”. L’udienza di garanzia è durata circa una ventina di minuti, il giudice per le indagini preliminari, ascoltate accusa e difesa, si è riservato di decidere. Decisione che potrebbe essere stata già notificata o che sarà inviata ai legali nelle prossime ore. Prima di lasciare il tribunale di Ragusa, Corallo si è intrattenuto con i suoi avvocati e poi, sempre lontano da occhi indiscreti, è risalito sul furgone della Polizia Penitenziaria per far rientro del carcere di Caltagirone dove è rinchiuso dal 15 giugno.