lucia goracci

Minacce e intimidazioni in Cisgiordania: l’inviata Rai Lucia Goracci aggredita dai coloni israeliani

La giornalista del TG3 e il suo operatore bloccati da un uomo armato mentre documentavano la situazione nei territori occupati.

L’inviata del TG3 Lucia Goracci è stata vittima di un grave episodio di intimidazione in Cisgiordania mentre svolgeva il suo lavoro giornalistico. La reporter, insieme all’operatore Ivo Bonato, stava realizzando un servizio nelle vicinanze dell’insediamento di Carmel, sulle colline a sud di Hebron, quando è stata avvicinata e minacciata da coloni israeliani.

L’incidente, avvenuto il 29 luglio, ha assunto contorni particolarmente preoccupanti quando uno dei coloni, armato di pistola, ha bloccato fisicamente la via di fuga della troupe televisiva con il suo pick-up. La giornalista ha raccontato che l’uomo aveva verificato la loro identità fotografandoli, per poi accusarli di essere “bugiardi” e “amici dei palestinesi”.

Un clima di crescente ostilità

La Goracci si trovava nella zona per documentare l’uccisione di Awdah Athaleen nel villaggio palestinese di Umm al Khair, quando durante una diretta televisiva è stata affrontata dal colono. “Ci ha chiuso la via d’uscita con il suo pick-up. Ha cominciato a sgommare. Alla fondina aveva una pistola”, ha raccontato la giornalista in un post su Facebook, descrivendo momenti di forte tensione mentre lei e l’operatore attendevano il collegamento televisivo.

L’episodio ha suscitato immediate reazioni di solidarietà e condanna. La Rai ha espresso “pieno sostegno e apprezzamento per il lavoro svolto” dalla sua inviata, ribadendo l’impegno affinché i giornalisti possano continuare a documentare il conflitto mediorientale “in condizioni di maggior sicurezza possibile”.

Le reazioni delle istituzioni e delle associazioni di categoria

Barbara Floridia, presidente della commissione di vigilanza Rai, ha definito “inaccettabile” quanto accaduto, sottolineando come l’aggressione sia “tanto grave quanto sintomatica del clima in cui sono costretti a lavorare i reporter nei territori occupati”. Floridia ha collegato l’episodio alle continue limitazioni imposte dal governo israeliano all’accesso dei giornalisti a Gaza, evidenziando come questo non sia “compatibile con una democrazia”.

Barbara Floridia

Anche le organizzazioni sindacali dei giornalisti hanno espresso forte preoccupazione. Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi), ha denunciato “l’ennesimo episodio di intolleranza e violenza”, collegandolo a un più ampio tentativo di “tagliare le radici democratiche” di Israele. L’Usigrai ha sottolineato l’importanza del ruolo dell’inviato sul campo, lamentando al contempo l’impossibilità per i giornalisti stranieri di entrare a Gaza.

Le organizzazioni professionali hanno denunciato non solo le intimidazioni fisiche ma anche la diffusione di “contributi non giornalistici ma di propaganda” nei media, oltre alla “strage dei colleghi palestinesi morti a Gaza”.

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