Metodi di lavoro al limite della violenza psicologica e dello sfruttamento indiscriminato. Un centinaio di braccianti extracomunitari costretti a lavorare per 4.50 euro/ora, sottoposti alla punizione del ban lavorativo, pausa forzata e non retribuita, quando osavano protestare.
Milano – Metodi tribali e minacce ai braccianti di StraBerry sono stati rilevati da un’indagine della Guardia di Finanza. Ci sono nuovi particolari del provvedimento di sequestro dell’azienda StraBerry per lo sfruttamento dei braccianti africani. Guglielmo Stagno D’Alcontres, 31 anni, messinese, bocconiano e naturalizzato milanese ma di famiglia nobile siciliana, numero uno della società, sembra confermare, mentre è intercettato, i metodi poco ortodossi utilizzati in azienda. Il titolare della ditta illustra la sua strategia nella gestione dei lavoratori nei suoi campi di fragole. A far scattare il sequestro dell’azienda – a cui le ditte della grande distribuzione hanno prontamente congelato gli ordini – è stata un’indagine complessa, condotta dalle Fiamme gialle.
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L’azienda – modello di startup vincente, pluripremiata da Coldiretti con l’Oscar Green come ‘un esempio riuscito di agricoltura che valorizza il territorio nel segno dell’ecosostenibilità’ fondata da Guglielmo Stagno d’Alcontres appunto – sfruttava i braccianti africani a Cascina Pirola, una quindicina di chilometri di Milano. Dall’inchiesta ‘Corsa contro il tempo‘ viene fuori che, secondo i finanzieri del comando provinciale di Milano, i lavoratori dovevano raccogliere le fragole il più in fretta possibile, minacciati altrimenti di licenziamento o di essere messi in ‘pausa di riflessione‘ per un paio di giorni a casa. Frutti succosi e brillanti che da qualche anno spuntano negli angoli più trafficati di Milano sui camioncini dell’azienda di Cassina de’ Pecchi, la cui sede è nel Parco Agricolo Sud, seguita su Instagram da sei milioni di follower.
La testimonianza resa agli inquirenti da un ex stagista italiano della StraBerry cosi recita in atti:
“...I servizi igienici sono costituiti da un bagno chimico ad esclusivo uso del personale di origine italiana. Non c’e’ un servizio igienico per gli operai. Gli spogliatoi sono ricavati all’interno del magazzino e sono costituiti da una serie di armadietti con delle panche davanti, dove uno si può appoggiare per cambiarsi e all’interno non ci sono docce, bagni, lavandini. Per lavarsi c’e’ una gomma dell’acqua fuori dal magazzino a utilizzo esclusivo degli africani dove si lavano al bisogno. Non esiste un locale adibito a refettorio, gli operai consumano il pasto dove capita…“.
Il racconto dell’operaio è annotato dalla Guardia di Finanza ed è confermato da un’intercettazione tra Guglielmo Stagno d’Alcontres e una donna in cui lo informa che: “…C’erano tutti i ragazzi negri che si lavano li’ davanti a torso nudo” e lui che risponde: “…Va bene ma e’ cosi’, non hanno le docce, quindi e’ cosi’, ok? I clienti non devono stare li’…“.
Guglielmo Stagno D’Alcontres, in altra conversazione sotto controllo, parla di come i sorveglianti dovrebbero trattare i braccianti: “Stamattina appena ho visto uno che parlava dopo un secondo l’ho mandato a casa, non gli ho dato la seconda possibilità…Vai a casa! Ed appena vedo uno con il cellulare io lo mando a casa! E’ il terrore che fa rispettare le regole!..”. Un sistema che D’Alcontres definisce anche “tribale” ridendo al cellulare:
“…Questo deve essere l’atteggiamento perché con loro devi lavorare in maniera tribale, come lavorano loro, tu devi fare il maschio dominante, è quello il concetto, io con loro sono il maschio dominante… è così… io sono il maschio dominante! Ed alla fine non cambia un cazzo che sono il datore di lavoro, perché se loro capiscono che tu hai gli stessi metodi che son quelli che funzionano (…) posso scrivere un libro, non è che li ho inventati io e sono orgoglioso, sono più orgoglioso di avere inventato Straberry che avere questi metodi coercitivi, chiamiamoli così, nei loro confronti! Ma sono i metodi con i quali bisogna lavorare...”.
Insomma un vero e proprio “negriero“. Bastava infatti sollevare un problema (anche vero) per essere fatti fuori. Un dipendente che segnalava un guasto del suo motofurgone ha pagato con la fine del contratto una semplice richiesta di intervento tecnico: “…Non posso chiedere sempre alla gente di spingermi…”. E una giovane mamma che aveva fatto notare nella chat che era impossibile trovare una baby sitter per le 5 del mattino seguente ha ottenuto come risposta l’espulsione immediata. Entro le 19 tutti dovevano segnalare l’incasso e chi non aveva raggiunto l’obiettivo veniva costretto a lavorare a oltranza o iniziare prima al mattino. Ma non è finita qui.
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