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Milano – Mucca uccide allevatore che porta via il suo vitellino, l’appello di Meta Parma

Milano – Episodio di ribellione animale a Magnago. Mamma mucca si ribella per proteggere il suo cucciolo e prende a cornate l’allevatore che glielo stava portando via, uccidendolo. L’associazione animalista e ambientalista Meta Parma lancia immediatamente un appello al sindaco di Magnago: “Salviamo mamma mucca e il suo vitellino! Mamma mucca voleva proteggere il suo cucciolo e si è ribellata, ma sia lei sia il suo vitellino non avranno scampo se rimarranno rinchiusi nell’allevamento. Purtroppo il destino degli animali degli allevamenti (sfruttati per la produzione di latte, uova, carne) è il mattatoio.

Lo sfruttamento delle mucche e dei vitelli negli allevamenti, spiega Meta Parma, è quanto di più “atroce possa esistere al mondo. I vitelli vengono separati dalle loro mamme per essere ingrassati e mandati al mattatoio, mentre le mucche vengono sfruttate per la produzione di latte e infine mandate al mattatoio come i loro cuccioli. Le mucche separate dai loro cuccioli piangono per giorni e giorni, un pianto straziante fino a perdere anche la voce. Vengono ingravidate artificialmente e forzatamente, costrette a partorire cuccioli destinati al mattatoio se maschi, destinati alla produzione di latte e poi al mattatoio se femmine. Quando le mucche non riescono più a produrre latte e sono ormai consumate nell’anima e nel fisico, vengono mandate al mattatoio. Quando arriva quel momento, spesso sono così stremate da non riuscire neanche a stare in piedi (le cosiddette “mucche a terra”).

L’associazione animalista chiede al sindaco di Magnago di “intervenire affinché mamma mucca e il suo vitellino vengano liberati e affidati a un santuario, perché non è più possibile girarsi dall’altra parte davanti allo sfruttamento animale. Mamma mucca si è ribellata, è stata legittima difesa, ma ora non deve essere lasciata sola. Mamma mucca e il suo vitellino non dovranno finire al mattatoio! Gli animali sono esseri senzienti riconosciuti come tali anche nella nostra Costituzione, un riconoscimento che non può e non deve rimanere solo sulla carta.”

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