La vicenda sanità è destinata ad avere un seguito inequivocabilmente giudiziario ma c'era da aspettarselo con l'aria che tirava durante le prime fasi della pandemia. Le responsabilità però non debbono gravare soltanto sulla politica. C'è chi ha sbagliato in proprio e dovrà pagare altrettanto.
Milano – Il clima di tensione non si arresta e in tutta Italia è tutto un susseguirsi di manifestazioni, presidi e picchetti. Ancora una volta al centro delle dispute c’è il modello sanitario lombardo e la gestione del Governatore Fontana e di Giulio Gallera, assessore regionale alla Sanità e il Welfare. Non solo a riscaldare ancor di più i già bollenti spiriti c’è ora la questione legata ai lavoratori del San Raffaele, che dopo esser stati considerati eroi durante il lockdown adesso si vedono sbattere la porta in faccia. Tipico dell’italica progenie:
“…Come lavoratori dell’Ospedale San Raffaele – ha dichiarato Margherita Napoletano della Sgb – stiamo conducendo una vertenza per il contratto di lavoro. Quello che chiediamo alla Giunta e al Consiglio regionale è che non ci sia disparità di trattamento tra i lavoratori della sanità pubblica e privata. Questo sarebbe già un primo fondamentale passo in avanti per diminuire i profitti degli imprenditori della sanità privata e rendere meno appetibile la privatizzazione. Denunciamo il fatto che si possa fare business sulle malattie e sulla sofferenza delle persone. Questo è inaccettabile. Noi come lavoratori del San Raffaele chiediamo che tra i criteri di accreditamento regionale non ci siano solo quelli strutturali e organici, che ormai sono totalmente anacronistici, ma che anche gli stipendi e i trattamenti normativi del personale siano equiparati pari a quelli del pubblico. La questione dei rinnovi deve essere unitaria per i lavoratori della sanità pubblica e privata. Proprio in questo momento gli imprenditori privati stanno dialogando con la Regione per farsi riconoscere dei DRG maggiorati per compensare l’attività persa in questo periodo…”.
Oltre al sindacato Sgb, in piazza, c’erano anche i rappresentanti del Fronte della Gioventù Comunista e i responsabili dalla CUB e altri manifestanti indipendenti.
“…Il modello Lombardia è una triste realtà che è stata esportata in tutta Italia – ha aggiunto con toni forti Riccardo Sala, responsabile del Fronte per la Regione Settentrionale – in questi anni, grazie a una selvaggia privatizzazione della Sanità, sono stati smantellati vari presidi medici locali, i posti letto negli ospedali sono dimezzati e il tempo medio per poter usufruire di cure specializzate è aumentato vertiginosamente. Nella realtà dei fatti a molte persone è stato negato anche il diritto alla salute. Tutto questo è inaccettabile. Inoltre, abbiamo visto degli evidenti squilibri anche dal punto di vista degli investimenti. Gli impresari sanitari, infatti, non hanno investito nei settori dove c’era maggiore bisogno, ma dove si poteva lucrare di più. C’è sicuramente bisogno della reinternalizzazione di tutti i lavoratori, pari diritti e salari tra pubblico e privato, unità delle lotte per una sanità davvero universale, gratuita e di qualità!…”.
In effetti il “sistema salute” della Lombardia non ha sortito gli effetti sperati. A tal punto da offuscare le diverse eccellenze che eppure esistono e che sono state e sono ancora un vanto per l’intero Paese. Poi il flop in occasione, comunque, di un evento catastrofico a cui indubbiamente non si era preparati. Ma non è tutto:
“…Il modello lombardo è un modello fallimentare – ha evidenziato Waler Gelli, Segretario nazionale sanità CUB – il Covid ha solo esacerbato le contraddizioni. Ormai conosciamo tutti i vari scandali che si sono susseguiti. Dobbiamo effettuare velocemente un’inversione di rotta. Fino a qualche tempo fa l’Italia era una nazione dove la sanità era classificata tra le prime dieci a livello mondiale, e al cinquantesimo per il costo a carico della cittadinanza. Ormai questa proporzione si è invertita e la radice può essere ascrivibile proprio alla privatizzazione. Pensiamo alla realtà del settore socio assistenziale, ovvero quello che si occupa degli anziani. Il fatto che le Rsa si siano trasformate in breve tempo in focolai virali non può essere scisso dalle modello sanitario. Se si continuerà in questa direzione andremo incontro a un progetto fallimentare, che comporterà la decadenza in termini qualitativi del sistema sanitario che deve essere pubblico, universale e gratuito…”.
La vicenda sanità è destinata ad avere un seguito inequivocabilmente giudiziario ma c’era da aspettarselo con l’aria che tirava durante le prime fasi della pandemia. E’ ovvio che chi ha sbagliato, come è stato per le centinaia di morti nelle Rsa, dovrà assumersi le proprie responsabilità. E in qualche caso la politica c’entrava poco. Farla entrare dappertutto è un errore. E porta altro male.