Le Procure nelle quali è stata sporta denuncia sono obbligate, in tempi ragionevoli, ad archiviare il fascicolo o a promuovere l'azione penale. E' probabile che tutto finisca in una bolla di sapone perché l'accusa è poco più di una provocazione.
Milano – Il troppo stroppia. Da un anno a questa parte, il prof. Massimo Galli è diventato uno dei volti più noti del panorama televisivo italiano.
Una presenza quasi quotidiana, dai salotti dei talk show fino ai programmi di informazione, il virologo direttore del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale milanese Sacco ha collezionato una sfilza di ospitate mediatiche da fare invidia all’idolo delle donne Can Yaman.
Il contesto, purtroppo, non è altrettanto leggero e piacevole: ogni volta che Galli compare sullo schermo ci prende quell’inconfondibile sensazione di inquietudine, non neghiamolo, che ci spinge a diventare superstiziosi e a fare scongiuri.
Il motivo è lecito. D’altra parte considerando che Galli, fin dall’inizio della pandemia di Covid, ha cavalcato l’onda della tensione e della paura, con previsioni spesso apocalittiche.
Se in principio il pubblico si affidava a queste figure professionali in qualche modo rassicuranti con il passare del tempo la loro presenza ha assunto connotati logoranti. Gli spettatori sono stanchi e provati dalla tensione che la pandemia ha generato, hanno ben compreso la situazione e sono arcistufi di sentirsi ripetere ogni mezz’ora i soliti discorsi sui bollettini dei contagi, sui morti, sulle varianti… Basta, è la parola che oggi lampeggia come un’insegna al neon nella testa degli italiani.
Ora più che mai c’è voglia di un ritorno alla normalità, pur continuando a prestare attenzione, nel rispetto delle regole. Un lento ma costante riappropriarsi delle proprie vite, ecco.
Se ormai da tempo il pubblico dava segni di insofferenza riguardo la figura di Galli, l’ingegnere Giuseppe Reda, ricercatore del reparto di chimica alla Unical, è passato dalle parole ai fatti.
Reda ha sporto denuncia contro Galli presso le procure di Bergamo, Brescia, Catanzaro, Grosseto, Livorno, Milano, Pisa, Padova, Torino, Roma, Venezia, Verona, Napoli, Frosinone, Modena, Prato e Viterbo.
Le accuse riguarderebbero la “diffusione di notizie false atte a turbare l’ordine pubblico con conseguente procurato allarme, generazione di crimini contro l’umanità con misure drastiche che portano segnatamente alla libertà di circolazione, alla libertà di iniziativa economica, alla libertà di riunione e di associazione”.
Forse un po’ esagerate, dette cosi, a tratti probabilmente deboli per essere prese in considerazione da un magistrato, ma indubbiamente un segnale forte di chi, di questa gestione e narrazione, non ne può veramente più.
Gli italiani ormai rasentano l’esaurimento nervoso, non occorre soffiare sul fuoco.
Una cosa, tra le accuse mosse al virologo, è senza dubbio vera: ha esagerato e, più di una volta, è stato clamorosamente smentito dai fatti e dai colleghi.
L’ultima affermazione che forse il prof si poteva risparmiare, in ordine di tempo, risale a pochi giorni fa quando Galli avrebbe dichiarato placidamente: “…Dei 20 letti che seguo direttamente, almeno uno su tre ormai è occupato da contagiati da una variante…”.
Al limite dell’assurdo, la smentita è arrivata proprio dalla direzione dell’ospedale Sacco in una nota ufficiale:
“Tali affermazioni al momento attuale non rappresentano la reale situazione epidemiologica dell’intero Presidio”.
Uno “sdeng” in piena regola, a cui è seguito un altro scappellotto proveniente stavolta dal professor Matteo Bassetti, del San Martino di Genova, che fa il punto della situazione:
“…Ho appena finito di vedere tutti i pazienti ricoverati qui nel mio reparto come faccio ogni giorno da oltre un anno. Abbiamo qualche caso di varianti inglesi, che non rappresentano la maggioranza… Se dovesse esserci una terza ondata in Italia è molto probabile che avvenga tra questa settimana e la fine di marzo…”.
Bassetti fa inoltre chiarezza su queste varianti, cercando di calmare le acque e tranquillizzare la collettività:
“…I pazienti con queste varianti hanno un andamento clinico come tutti gli altri – aggiunge il direttore del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova – senza particolari differenze. Trovo importante vigilare sul problema varianti, ma non terrorizzare la gente. Questa è la differenza tra chi fa il medico in corsia e chi si considera, o è considerato, esperto dalla stampa e dalla politica, ma pazienti non ne ha visti e non ne vede…”.
92 minuti di applausi (citando Fantozzi) sarebbero d’obbligo. Come sarebbe meglio per tutti se il dottor Galli e il suo seguito si dessero una calmata. La situazione è chiara a tutti, non c’è alcun bisogno di assillare ogni minuto i cittadini con presunte catastrofi, con la terza e quarta ondata, con l’invasione delle cavallette. Con ulteriori iatture più stramaledette di quelle che ci sono cadute addosso.
Piuttosto dovrebbero impegnarsi ad aggiornare il famoso protocollo domiciliare che ancora oggi vuole il contagiato isolato con la sola compagnia dell’inutile tachipirina. Ecco, prendere esempio dai colleghi che sono in prima linea sarebbe la strada giusta. Piaccia o no al prof. Galli, il Covid passerà e così le sue apparizioni in tv.
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