Dopo il pestaggio di corso Como, i genitori dei giovani finiti in carcere rompono il silenzio: “Incredulità e dolore per tutti”.
Milano – Dietro le sbarre del Beccaria e di San Vittore ci sono cinque ragazzi accusati di aver ridotto in fin di vita un ragazzo di 20 anni lo scorso ottobre. Un’aggressione brutale, nata – secondo le ricostruzioni – da una richiesta banale: cambiare una banconota da 50 euro per rubarla. Quanto basta per scatenare un’escalation di violenza culminata con due coltellate che hanno rischiato di costare la vita e la capacità di deambulare alla vittima.
Ora, a distanza di settimane, sono le famiglie degli aggressori a parlare. Lo fanno con la voce rotta, da dietro le porte chiuse delle loro abitazioni. Come quella di Daniela, madre di A., 18enne finito a San Vittore insieme a un coetaneo. Gli altri tre sono minorenni.
“Siamo a pezzi. Abbiamo pregato anche per quel ragazzo che è stato ferito”, confessa al Corriere della Sera. Parole che tradiscono un dolore profondo, misto a un’incredulità che non sembra ancora essersi dissolta. “Siamo sempre stati persone per bene. Non immaginavo che mio figlio uscisse di casa con un coltello”, aggiunge, quasi a voler tracciare un confine tra l’immagine del figlio che credeva di conoscere e quello che oggi si trova rinchiuso in cella.
Nel quartiere di Monza dove vivono, l’atmosfera è sospesa. Nessuno vuole esporsi troppo. Qualcuno li descrive come “gente normale, lavoratori come tanti”. Il silenzio, qui, parla più delle parole.
Anche il padre dell’altro maggiorenne coinvolto ha voluto dire la sua. Secondo il genitore, il figlio non avrebbe preso parte attiva all’aggressione. “Se si guardano i video, si vede che resta indietro. Non ha capito cosa stesse succedendo davvero, tanto meno che qualcuno avesse tirato fuori un coltello. Si è solo trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato”, sostiene. E chiude con un pensiero alla vittima: “Spero che quel giovane possa guarire e tornare alla sua vita”.
Intanto, il padre del ragazzo accoltellato ha espresso tutta la sua rabbia, definendo Milano “il nuovo Bronx” e sottolineando che suo figlio “è vivo solo per miracolo”. Una frase che risuona come un campanello d’allarme in una città che sembra sempre più sfuggire di mano, almeno in certi angoli e in certe ore della notte.
Resta il fatto che cinque famiglie oggi piangono, da sponde opposte della stessa tragedia. E che una banconota da 50 euro è bastata a spezzare vite, sogni e certezze.