Milano-Cortina, i pm e la Gdf indagano sugli sponsor-fornitori e gli appalti

La prossima settimana la decisione chiave per l’indagine: il Riesame dovrà stabilire se la Fondazione è un ente pubblico o privato.

Milano – Grandi aziende che, da un lato, sono sponsor dell’evento, e per questo ruolo versano soldi, e
dall’altro sono fornitori e vengono pagati. E’ anche su questo meccanismo compensativo che sta indagando la Procura di Milano che ha messo nel mirino la gestione delle Olimpiadi invernali, con accertamenti su presunti appalti truccati in cambio di tangenti. In un fascicolo che, al momento, vede indagati Vicenzo Novari, ex ad della Fondazione Milano Cortina 2026 e altre due persone, a partire da un affidamento per servizi digitali, ma che si estende ad altri capitoli. All’inizio della prossima settimana dovrebbe arrivare una decisione chiave per l’indagine, quella del Riesame che dovrà stabilire se la Fondazione è un ente pubblico, e di ciò è convinta la Procura, o privato, come si presenta formalmente e come ha ribadito il governo un mese fa con un decreto.

L’ex dirigente della Fondazione Milano Cortina 2026 Massimiliano Zuco in alcune intercettazioni, agli atti dell’inchiesta della Procura di Milano sulla gestione dell’evento olimpico, si sarebbe riferito “esplicitamente a verosimili fenomeni corruttivi“, ponendo “l’attenzione su un giro di ‘mazzette’ che coinvolgerebbe quantomeno un dirigente di Deloitte”, la società che aveva preso l’appalto sui servizi digitali, dopo che era stato tolto alla Quibyt, società dell’imprenditore Luca Tomassini, anche lui indagato. In un’annotazione della Gdf, infatti, si parla della “seconda gara per i servizi digitali”, previa “‘estromissione’ di Quibyt”, e del “ruolo di Deloitte”, a cui fu affidata “tale fornitura” sotto la “gestione Varnier”, ossia dell’ad Andrea Varnier.

Gli investigatori fanno notare come Deloitte Consulting “fosse già in rapporti economici attivi con la Fondazione” con un “contratto di sponsorizzazione” da 21 milioni di euro. Dalle carte depositate, intanto, risulta che “sono in corso approfondimenti da parte del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, “finalizzati a chiarire la natura dei rapporti” tra la Fondazione e “vari sponsor/fornitori”, tra cui Tim e Deloitte.
“Il cliente ti ha fatto vincere la gara”. Con queste “testuali parole”, segnala la Gdf, due dipendenti di Deloitte
Consulting, intercettati, parlavano della “assegnazione dei servizi digitali” del portale web da parte del “cliente”, ossia la Fondazione, alla “multinazionale”.

Nelle carte, tra l’altro, ci sono intercettazioni, sempre di aprile, anche di altri responsabili della Fondazione. Uno di questi dice: “Preferisco il vecchio sito che il nuovo bacato, con la quale facciamo una figuraccia”. E lo definisce “impresentabile”. In una telefonata del 23 aprile l’ex ad Novari (“quando scoppierà il bubbone (…) daranno la responsabilità a me!”, avrebbe anche detto) spiega che dalla gara vinta per 4 milioni, dalle “consulenze” e da altri contratti, come il cosiddetto “progetto Pisa” da 176 milioni, Deloitte incasserebbe soldi da Milano-Cortina che vanno anche a coprire i costi della sponsorizzazione.

Il riferimento ai rapporti Fondazione-Tim, invece, è contenuto in un passaggio di un’informativa della Gdf nel quale si parla del “trasloco” dei dipendenti della Fondazione “dalla palazzina Allianz”, “sede occupata a titolo gratuito”, alla “palazzina ex Tim”, “da occupare a titolo di locazione”. Tim, scrive la Gdf, “è in rapporti economici con la Fondazione, da un lato, nell’ambito di una sponsorizzazione, e da un altro nell’accordo che ricomprende l’utilizzo dello stabile”. Sul fronte delle assunzioni “clientelari”, poi, dalle carte sono usciti nomi legati alla politica, alcuni dei quali sarebbero stati “indicati” dal presidente Coni Giovanni Malagò. “Il ruolo e modo di agire della Fondazione e del sottoscritto sono chiare – ha spiegato Malagò -. Non c’è nulla da
giustificare”. 

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