Microchip rimossi dalle carte d’identità: cinque denunciati

La pubblica sicurezza segnala numerosi casi di documenti elettronici manomessi nella zona di Assisi e Bastia Umbra. Cinque persone incriminate per asportazione dolosa del microchip e falsità documentale.

Perugia – Le forze dell’Ordine hanno denunciato cinque individui per aver manomesso le carte d’identità elettroniche, rimuovendo i circuiti integrati presenti sui documenti.

Nel primo episodio, gli agenti del Commissariato di Assisi sono intervenuti a Bastia Umbra per una lite familiare. Durante il controllo dei documenti, hanno notato che la carta d’identità di una donna italiana, classe 1975, già nota per precedenti e assunzione di sostanze stupefacenti, presentava un’anomalia: il microchip era stato asportato in modo quasi impercettibile.

Il microchip delle CIE italiane consente lo scambio sicuro dei dati anagrafici e biometrici, come foto e impronte digitali, garantendo l’autenticità del documento e l’accesso ai servizi digitali. Il documento della donna, manomesso, è stato sequestrato e la donna denunciata per falsità materiale ai sensi dell’art. 477 c.p.

Un secondo caso si è verificato durante un intervento per una persona molesta in un bar di Bastia Umbra. Un uomo di 38 anni, con precedenti penali per reati contro il patrimonio, è stato trovato con il documento privo del circuito integrato, anch’esso sequestrato, e denunciato.

 In una sala scommesse, gli agenti hanno rintracciato un 29enne di origine marocchina residente ad Assisi, noto alle forze dell’ordine. Anche in questo caso, la tessera era priva del microchip, e l’uomo è stato denunciato.

Presso la stazione ferroviaria di Assisi, un altro cittadino marocchino, classe 1975, con precedenti per guida in stato di ebbrezza, è stato trovato con la carta d’identità manomessa e denunciato.

Infine, un quinto caso ha riguardato un uomo italiano di 43 anni, originario della provincia di Frosinone, controllato in un bar insieme alla Polizia Locale. La carta presentava una frattura orizzontale e il microchip asportato.

Gli inquirenti indagano sulle possibili finalità della manomissione, ipotizzando utilizzi illeciti come la clonazione dei documenti.