“Mi dispiace, era un’amica. Ma volevo i suoi soldi e il bancomat”

Domenico Livrieri ha ucciso la vicina, Marta Di Nardo, poi ha fatto a pezzi il corpo e l’ha nascosto in casa. Mentre i carabinieri lo ammanettavano ha confessato il delitto. Per lui non c’era posto in Rems.

MILANO – Il presunto assassino sarebbe dovuto rimanere in una residenza per infermi di mente, ma non c’era posto. A dirlo è la Gip di Milano, Alessandra Di Fazio, mentre convalidava la misura cautelare in carcere nei confronti di Domenico Livrieri, 46 anni, pregiudicato per violenza sessuale e sequestro di persona, reo confesso dell’omicidio della vicina di casa Marta Di Nardo, 60 anni, casalinga. L’uomo è stato arrestato dai carabinieri del nucleo Investigativo e dai colleghi della Compagnia Monforte la notte fra il 20 ed il 21 ottobre scorsi. Mentre i militari gli mettevano le manette Livrieri confessava l’omicidio con spontanee dichiarazioni che reiterava davanti al Gip durante l’udienza di convalida del fermo.

I fatti, sconcertanti, sono presto riassunti grazie alla ricostruzione degli inquirenti. Di Nardo, ludopatica e nottambula, era in cura presso il centro psicosociale. Abitava al quarto piano, scala D, di una palazzina popolare Aler in via Pietro da Cortona 14, zona viale Argonne, ma non era in buoni rapporti con nessuno dei condomini. Il 27 di ogni mese, alle 7 del mattino, Marta si recava presso l’ufficio postale per riscuotere la pensione d’invalidità e in più aveva diritto a 800 euro del reddito di cittadinanza. Gli assegni mensili le potevano assicurare una vita dignitosa ma la donna buttava via i soldi giocando con le macchinette, acquistando gratta e vinci e sigarette. Nel giro di dieci giorni non aveva più un euro e iniziava a chiedere cibo e altri soldi ai suoi vicini di casa che non la sopportavano più.

Nessuno l’aveva più vista dai primi giorni di ottobre…

A volte si svegliava in piena notte e usciva di casa disturbando gli altri inquilini con rumori e schiamazzi. Sino ai primi giorni di ottobre quando Marta sembrava letteralmente sparita nel nulla. Nessuno l’aveva più vista. Poi arrivano i carabinieri che tramite i vigili del Fuoco buttano giù la porta di casa ed entrano nell’appartamento di Al dove notano, poggiati sul tavolo, i suoi documenti ed i resti di un pranzo. Si parlerà di allontanamento volontario sino a quando gli investigatori non “punteranno” il vicino di casa Domenico Livrieri residente in via Pietro da Cortona 14, scala C, a qualche decina di metri dall’abitazione della donna scomparsa. Lo strano comportamento dell’uomo, l’andare e venire da casa di Marta, il puzzo nauseabondo che veniva dal suo appartamento e il suo stato di agitazione, refertato da un medico, hanno dato ragione alle insistenze investigative dei militari che decidevano, di concerto con il Pm Leonardo Lesti, per il suo fermo.

Subito dopo la perquisizione nell’immobile dell’uomo e la macabra scoperta: tracce di sangue dappertutto e il cadavere di Marta tagliato in due tronconi all’altezza della vita, in avanzato stato di putrefazione, e riposto alla meno peggio nel soppalco di casa. La donna sarebbe stata accoltellata alla gola già il 4 ottobre scorso, data in qualche modo ufficiale della sua sparizione, e una volta deceduta è stata sezionata a colpi di altri coltelli da macellaio in due parti prima di essere avvolta in una coperta e nascosta. Livrieri avrebbe fatto tutto da solo:

I carabinieri sotto casa della vittima

” Mi dispiace – ha aggiunto l’indagato – non è stata colpa mia ma dei miei familiari che non mi aiutavano… L’ho conosciuta in un bar ed è nata un’amicizia…Mi preparava da mangiare e mi prestava denaro… Il 4 ottobre l’ho chiamata al telefono alle 8.30 circa perché volevo restituirle 20 euro… Lei è venuta  casa mia e quando eravamo seduti sul letto a parlare ho tirato fuori un coltello da cucina lungo 50 centimetri, nascosto sotto la coperta, e l’ho colpita al collo mentre lei era di spalle…Volevo i suoi soldi e il bancomat…”.

Domenico Livrieri

Poi sarebbe incominciata la mattanza. L’uomo avrebbe proseguito con la parziale distruzione del cadavere in due pezzi che poi avrebbe abbandonato nel soppalco senza tanti accorgimenti. Livrieri è poi andato in casa della vittima, le ha sottratto la Postepay, di cui forse conosceva il Pin, ed ha prelevato 170 euro. Per mangiare e dormire tornava in casa di Marta, atteso che nel suo appartamento i miasmi ammorbavano l’aria. Poi le manette.

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