“Mi dimetto da sottosegretario alla Cultura”: l’annuncio di Sgarbi dopo le polemiche

La decisione arriva dopo l’indagine per riciclaggio di beni rubati relativamente al quadro di Rutilio Manetti e dopo la bufera suscitata dagli epiteti volgari rivolti ai giornalisti. Proprio ieri era stato silurato dalla Fondazione Canova.

Milano – “Mi dimetto con effetto immediato da sottosegretario del governo e lo comunicherò nelle prossime ore alla Meloni”: è quanto ha detto Vittorio Sgarbi a margine dell’evento “La Ripartenza” organizzato da Nicola Porro a Milano. Il noto critico d’arte, nominato sottosegretario alla Cultura il 31 ottobre 2022 dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha annunciato di voler lasciare l’incarico “con effetto immediato”.

Sulla decisione avranno pesato senza dubbio le polemiche che hanno investito il suo operato negli ultimi mesi, e in particolare l’ormai celebre questione del quadro del pittore seicentesco Rutilio Manetti, rubato nel 2013 dal castello di Buriasco, in Piemonte, e poi “ricomparso” in una mostra a Lucca nel 2021 come inedito di proprietà di Vittorio Sgarbi. Per questa vicenda, portata alla luce dal Fatto Quotidiano e dalla trasmissione “Report“, Sgarbi è attualmente indagato dalla Procura di Macerata per riciclaggio di ben culturali. A destare enormi polemiche è stata anche la reazione scomposta dell’ormai ex sottosegretario ai danni dei giornalisti, in particolare Manuele Bonaccorsi di Report, aggrediti con con epiteti e gesti volgari. “Non mi devo scusare con nessuno, ho espresso le mie imprecazioni come fa chiunque”, ha commentato a proposito Sgarbi nell’annunciare il proprio passo indietro dal governo.

Sgarbi ha dichiarato che “l’antitrust ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo di aver accolto due lettere anonime, che ha inviato all’antitrust il ministro della Cultura, in cui c’era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro. Secondo l’avviso dell’Antitrust non potrei parlare d’arte, non dovrei occuparmi d’arte”. Per questo “mi dimetto e lo faccio per voi”, ha specificato.

Quanto agli auguri di morte rivolti ai giornalisti ripresi da “Report”, il critico ha spiegato che “erano immagini rubate” e di non aver rilasciato alcuna intervista.

Vittorio Sgarbi e l'ormai celebre quadro di Rutilio Manetti
Vittorio Sgarbi e l’ormai celebre quadro di Rutilio Manetti, a proposito del quale il critico è indagato per riciclaggio di beni culturali.

Oltre alla serie di scandali che ha coinvolto il critico a riguardo delle sue attività professionali “incompatibili” con l’incarico di governo, nei suoi confronti pendeva alla Camera una mozione di revoca sottoscritta da M5s, Pd e Alleanza Verdi e Sinistra, che si sarebbe dovuta votare il prossimo 15 febbraio. Sgarbi è inoltre finito nella bufera per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte: non avrebbe pagato debiti per 715mila euro, accuse da lui respinte in pieno.

Proprio ieri Sgarbi era stato rimosso dalla Presidenza della Fondazione Canova, il centro studi di Possagno (Treviso) collegato alla Gipsoteca di Antonio Canova: ricopriva l’incarico dal 2019. La decisione è stata presa dalla giunta comunale di Possagno, guidata dal sindaco Valerio Favero, ufficialmente perché il suo mandato, che sarebbe dovuto scadere nel 2022, era stato prorogato per concludere le celebrazioni dei 200 anni dalla morte del grande scultore trevigiano, terminate l’anno scorso. In realtà si tratta di un siluramento vero e proprio, maturato anche dopo l’indignazione che l’ultima puntata di “Report” ha suscitato nei cittadini di Possagno. A colpire sono stati, anche qui, soprattutto gli improperi e i gesti osceni rivolti da Sgarbi ai giornalisti. La pioggia di aspre critiche comparse sui social avrebbero quindi indotto il consiglio comunale ad accelerare la decisione di silurare Sgarbi, il quale si è detto all’oscuro della decisione. Il consiglio di amministrazione della Fondazione dovrà ora eleggere il nuovo presidente: una guida meno artistica e più imprenditoriale, secondo quanto si apprende dai media locali.

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