Ha accumulato sei condanne definitive, per reati come truffa, traffico di stupefacenti e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Padova – Alla fine ha accumulato ben sei diverse condanne definitive: truffa, stupefacenti e anche il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Reati commessi nell’arco di ben dieci anni, in prevalenza in città, così maturando un debito nei confronti della giustizia di 4 anni di carcere. Una donna di 46 anni, di origini campane, domiciliata da anni a Padova, è una vecchia conoscenza dei poliziotti della Squadra Mobile della Questura.
Tante le truffe messe a segno anche nel recente periodo, come pure per sostituzione di persona, spendita di monete false e stupefacenti, è stata su provvedimento di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Padova arrestata e ristretta nella Casa di Reclusione di Verona.
Diverse le indagini che l’avevano riguardata. Attraverso falsi annunci pubblicati su internet relativi ad appartamenti da affittare in varie zone di Padova, la donna individuava e contattava le vittime, cittadini stranieri provenienti da diverse località interessate ad un affitto per lavoro o svago, e si accordava con loro per il pagamento anticipato delle prime tre mensilità (per somme che si aggiravano intorno a 1.500 – 2.000 euro), somme le venivano bonificati su conti intestati ad alcuni complici o semiplici prestanomi.
Giorni dopo, la 46enne, utilizzando allo scopo sempre utenze fittiziamente intestate, contattava nuovamente le stesse vittime per fissare un incontro di persona, in occasione del quale, presentandosi in veste commercialista della proprietaria dell’appartamento da affittare piuttosto che attuale inquilina dell’abitazione promessa in locazione, chiedeva ulteriori somme di denaro per la registrazione del contratto e per l’asserita polizza assicurativa, con tanto di ricevuta cartacea. In alcuni casi riusciva persino ad ottenere un ennesimo bonifico raggiungendo 4 mensilità anticipate d’affitto. Bonifici che però l’hanno di fatto tradita, perché le indagini hanno consentito di ricondurre a lei le diverse movimentazioni bancarie effettuati sui relativi conti bancari (puntualmente sequestrati). Per ogni singola truffa la 46enne lucrava circa 3.000 euro.
Seguivano poi messaggi whatsapp con le parti interessate che chiedevano a fronte dei pagamenti effettuati di poter avere copia del contratto, nonché la registrazione effettuata presso l’Agenzia delle Entrate, e soprattutto di poter fare ingresso negli appartamenti, ma senza esito. Le vittime non ottenevano alcuna risposta se non scuse varie; alla fine si accordavano per il rimborso di quanto pagato e la 46enne li beffava nuovamente attestando di aver proceduto ai bonifici in restituzione che tuttavia non giungevano mai ai destinatari.