HOME | LA REDAZIONE

Meta Parma: “TikTok: due pesi e due misure. E il cinghiale torturato?”

Bufera sulle linee guida del social network TikTok: banna i video educativi che denunciano il maltrattamento animale ma altri invece non vengono rimossi. Gli animalisti lamentano incongruenze.

Parma – L’utilizzo dello smartphone alla guida è uno dei comportamenti puniti dal Codice della Strada, eppure sul famoso social non è raro trovare video realizzati proprio durante la guida, video che spesso non vengono rimossi pur essendo diseducativi oltre che pericolosi, sia per sé sia per gli altri. Presenti sulla piattaforma anche video di caccia pubblicati da cacciatori e video che mostrano il corpo di animali macellati, contenuti considerati accettabili dalle linee guida di TikTok. Gli animalisti lamentano qualche incongruenza, dichiarando che invece i video in difesa degli animali vengono bannati con facilità, pur essendo video di sensibilizzazione contro la violenza sugli animali.

Questa la denuncia di Meta Parma:

TikTok banna i video-denuncia in difesa degli animali, per questa piattaforma un contenuto che mostra il maltrattamento animale va rimosso, poco importa che sia un video di denuncia e sensibilizzazione. È assurdo penalizzare i video educativi in difesa degli animali rimuovendoli come contenuti scioccanti o di maltrattamento animale, e intanto consentire la pubblicazione di video di caccia e di corpi di animali macellati! TikTok nelle sue linee guida specifica che sono permessi contenuti educativi e documentari che sensibilizzano sul tema del maltrattamento degli animali, ma a condizione che non includano contenuti grafici di maltrattamento sugli stessi, mentre la caccia e la macellazione non sono considerati maltrattamento. Questo significa non poter pubblicare la realtà dello sfruttamento animale, né episodi di maltrattamento animale realmente accaduti, senza rischiare la segnalazione da parte degli antianimalisti e il conseguente ban“.

“Cacciatori, allevatori e produttori di carne e derivati animali, segnalano i video in difesa degli animali, soprattutto quelli in difesa dei cinghiali, e TikTok spesso li rimuove. In caso di rimozione di un video si può presentare ricorso una sola volta e sperare che il video venga riesaminato da un operatore in carne e ossa e ripristinato, ma succede anche che il ricorso venga rifiutato in automatico dalla piattaforma. È quello che è successo proprio oggi con un video che avevamo pubblicato su un nostro profilo privato (nickname Stregamora), per il recente episodio di cattura e maltrattamento di un cinghialetto, avvenuto in Calabria, ad Amantea, provincia di Cosenza. Il video che avevamo pubblicato solo in parte, tagliando il finale nella parte in cui poteva turbare la sensibilità delle persone, mostrava una signora nell’atto di inseguire il cucciolo con un bastone, davanti alla Polizia municipale locale che era sul luogo per catturare il piccolo cinghiale. Il povero cucciolo nel tentativo di sfuggire alla cattura si incastrava con la testa in una ringhiera, e veniva coperto con un panno, poi il video si interrompeva” prosegue Meta Parma.

Il contenuto pubblicato su TikTok per denunciare l’accaduto, è stato segnalato per maltrattamento di animali e rimosso dalla piattaforma; abbiamo presentato ricorso e stranamente il risultato del riesame è arrivato molto velocemente, in un minuto dalla nostra richiesta: ricorso non accettato, il video viola le linee guida di TikTok. Un video in difesa degli animali, divenuto virale sul Web e pubblicato su altri canali social senza problemi, su TikTok viene rimosso e penalizzato , eppure la piattaforma contiene video di caccia e macellazione che se segnalati non vengono eliminati. Subito dopo la rimozione del nostro video, abbiamo  segnalato un video dove si vedeva il corpo macellato di un povero cinghiale morto, squartato e pronto per essere cotto. Sempre nello stesso video, la creatura veniva schernita e nello stesso tempo chiamata con il nome di un noto politico contrario alla caccia, sghignazzando e dicendo: ‘Guardate è il signor Giuseppe Conte, è contro la caccia ah ah! Era un cinghiale e ora è una porchetta ah ah!’. Abbiamo segnalato il video, e come volevasi dimostrare questo video non è stato rimosso, incredibile che contenuti del genere non vengano rimossi neanche se segnalati, mentre i video che difendono gli animali vengono bannati per maltrattamento di animali! Qualcosa non funziona nelle linee guida di TikTok, è un social molto utile ma la piattaforma dovrebbe rivedere alcuni aspetti fondamentali, tenendo conto che tutti i social, per quanto possano basarsi su svago e divertimento, sono un potente strumento di diffusione e informazione, con finalità educative se utilizzati e gestiti nel modo corretto” denunciano da Meta Parma.

Il video del povero cinghialetto intanto, almeno finché non è stato rimosso, è stato visto da tantissime persone che si sono indignate e vogliono sapere cos’è accaduto al cucciolo. Ed è quello che vogliamo sapere tutti, e che cercheremo di accertare. Consigliamo a TikTok di rivedere le sue linee guida, perché rimuovere i video degli animalisti per maltrattamento di animali, oltre a essere davvero assurdo, significa limitare la possibilità  di sensibilizzare gli utenti su una tematica ormai importantissima e fondamentale: il rispetto della vita. Questo non è un problema che riguarda solo gli animalisti, è molto di più, ci riguarda tutti, perché è tutto collegato e insegnare i valori del rispetto dell’altro, umano o animale esso sia, è fondamentale se vogliamo cambiare le cose. Invece di rimuovere i video educativi che denunciano episodi di maltrattamento sugli animali, piuttosto andrebbero eliminati con una certa urgenza i video pericolosi per la sicurezza degli utenti, quali quelli realizzati durante la guida e quelli contenenti sfide estreme. E purtroppo, le tragedie continuano e siamo ancora lontani dal comprendere l’entità del problema e l’urgenza di impegnarsi davvero per porre rimedio ed evitare che possa succedere nuovamente. Siamo tutti coinvolti, per la difesa degli animali, dei bimbi, e della nostra stessa umanità” concludono gli animalisti parmensi.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa