Domani in Cassazione approdano i ricorsi del Viminale sul caso migranti

La Suprema Corte dovrà valutare le mancate convalide di trattenimento, comprese quelle nei centri italiani in Albania.

Roma –  È attesa per domani l’udienza in Cassazione nella quale i giudici esamineranno i ricorsi del
Viminale contro le prime mancate convalide del trattenimento di migranti
, comprese quelle nei centri italiani in Albania di permanenza per il rimpatrio. Al termine dell’udienza gli ermellini si riserveranno per poi emettere la decisione nelle prossime settimane. Slitterà infatti di qualche giorno, forse settimane, la decisione dei giudici della I sezione civile della Cassazione sui ricorsi presentati dal Viminale. L’udienza di discussione è comunque prevista per domani ma quasi certamente i giudici non depositeranno l’ordinanza nello stesso giorno.

Il 22 ottobre scorso il ministero dell’Interno aveva dato mandato all’Avvocatura di Stato per presentare appello contro la sentenza che aveva bocciato il trattenimento dei dodici migranti in Albania nel centro italiano di permanenza. Secondo il Viminale, nella scelta del tribunale di Roma non sarebbe stata applicata la norma italiana sui Paesi sicuri, il cui decreto legge è stato approvato il 21 ottobre dal Consiglio dei ministri. Dopo il Cdm era arrivato in merito il commento di Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno: “Con il decreto diventa fonte primaria l’indicazione dell’elenco di 19 Paesi sicuri sugli originali 22: abbiamo tenuto conto dell’integrità territoriale ed escluso Camerun, Colombia e Nigeria”.

Ad aprile è invece probabilmente prevista la pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione europea, che dovrà rispondere ai quesiti rivolti dalle sezioni immigrazione di alcuni tribunali, tra cui Roma e Bologna, i quali hanno chiesto se il decreto legge sui Paesi sicuri (che eleva l’indicazione della lista come norma primaria) varato a fine ottobre sia in linea con il diritto europeo. Lo scorso 17 ottobre la sezione immigrazione del tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento di dodici dei sedici stranieri trasportati al Cpr di Gjader, in Albania, dalla nave Libra della Marina militare italiana.

L’accordo tra Roma e Tirana prevedeva infatti l’invio di migranti considerati non vulnerabili (senza evidenti condizioni di fragilità) esclusivamente dai “Paesi sicuri”, quelli in cui secondo l’esecutivo vengono rispettati diritti e democrazia. Il tribunale di Roma ha quindi espresso “il diniego” della convalida dei trattenimenti e menzionato come base giuridica la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea – richiesta da un tribunale della Repubblica Ceca – del 4 ottobre. Una “impossibilità di riconoscere come ‘Paesi sicuri’ gli Stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell’inapplicabilità della procedura di frontiera”, è stato il verdetto del tribunale di Roma.

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