Meglio scambiarsi il tempo che il denaro

L’istituto di credito sui generis funziona come una banca ma non ci sono interessi. Per il resto solidarietà e condivisione diventano le operazioni più importanti che si offrono alla collettività.

E se si provasse a barattare tempo al posto della moneta? Sin dal mercantilismo, dottrina economica diffusasi tra il XVI e il XVII secolo in Europa, fondata sul principio che la ricchezza di un paese si identifica con la quantità di moneta posseduta, il denaro ha rappresentato l’architrave delle relazioni sociali, nazionali e internazionali. Il capitalismo ha estremizzato questo concetto per cui trova conferma l’antico motto popolare secondo il quale “senza soldi non si cantano messe”.

Vale a dire che senza soldi non si fa nulla in questo mondo, nemmeno il prete in mancanza di “sghei” celebra messa. Però un fioco bagliore di speranza sembra fornire un po’ di luce al buio e tetro anfratto in cui si è precipitati. Ci si riferisce alla Banca del Tempo comunitaria che come recita l’omonimo sito è definita come un sistema in cui le persone scambiano reciprocamente attività, servizi e saperi. Sono libere associazioni tra persone che si auto-organizzano e si scambiano tempo per aiutarsi soprattutto nelle piccole necessità quotidiane. Luoghi nei quali si recuperano le abitudini ormai perdute di mutuo aiuto tipiche dei rapporti di buon vicinato.

Oppure si estende a persone prima sconosciute l’aiuto abituale che ci si scambia tra appartenenti alla stessa famiglia o ai gruppi di amici. Le banche del tempo sono organizzate come istituti di credito in cui le transazioni sono basate sulla circolazione del tempo, anziché del denaro. La più grande differenza è che non si maturano mai interessi né in passivo e né in negativo! L’unico obbligo che si ha è il pareggiamento del conto. Molti comuni italiani di piccole dimensioni stano aderendo a questo progetto. L’idea è sorta come misura contro lo spopolamento di questi territori che a causa di questo fenomeno stanno diventando borghi fantasma.

Si è constatato che grazie alla Banca del Tempo si sono rafforzati i legami sociali e sono sedotti nuovi residenti, famiglie, piccole imprese di artigianato e i remote workers(lavoratori da remoto). Qualche settimana fa è balzato agli onori della cronaca per l’impiego della Banca del Tempo del Piemonte, un piccolo borgo medioevale Ricetto di Candelo (Biella). E’ bastato un registro cartaceo, coadiuvato da una piattaforma web, in cui vengono inseriti gli scambi effettuati.

Si va dall’aiuto nei campi, babysitter, visite museali, lezioni varie. Ognuna di queste offerte ha diritto a ricevere servizi di altra natura ma di pari durata. Al processo collabora tutta la comunità. La Chiesa offre i suoi servizi di supporto sociale, soprattutto a favore dei più bisognosi. I corsi sono tenuti da insegnanti di diverse discipline, i più giovani si dedicano all’assistenza degli anziani per le incombenze quotidiane, andare dal medico, in farmacia, in posta o a fare la spesa. Creando una sinergia tra tradizioni popolari e nuove tecnologie si è ridato nuova linfa al mutualismo sul territorio, ossia all’interazione tra e nella comunità che porta vantaggi reciproci.

La Banca del Tempo in Italia nacque alla fine degli anni ’80. Nel resto del mondo il fenomeno si è talmente diffuso che è sorta una Banca del Tempo globale, TimeRepublik, nata nel 2012 e oggi presente in più di 80 Paesi. Indubbiamente molto meglio investire tempo che denaro, però come scrisse Benjamin Franklin, scienziato e politico “il tempo è denaro”, ossia è una risorsa preziosa che non deve essere sprecata, proprio come il denaro. Attenzione, quindi!