La vantaggiosa istituzione evita le crisi coniugali e familiari e indirizza le coppie verso un nuovo rapporto che proseguirà verso la separazione ed il divorzio
Pochi ancora conoscono la mediazione familiare. Io mi ci sono avvicinato non solo per il mio lavoro di avvocato, ma anche perché non avevo dedicato tempo sufficiente alle problematiche familiari e ad un certo punto ho dovuto fare i conti con questa mancanza. Come tante altre persone, non frequentavo molto i parenti, non davo importanza alle ricorrenze mie ed altrui, non mi ricordavo degli anniversari, mi sembravano pesanti le feste familiari. Invero, nelle grandi città, i legami familiari si sfaldano velocemente, anche a causa delle distanze tra un quartiere e l’altro, e perché i parenti non si incontrano spesso. Infine la famiglia nucleare prevale, aumentano l’insofferenza e le difficoltà derivanti da questa vita “autonoma”, ognuno fa stato a sé e si finisce per ritrovarsi da soli. Questa è la condizione in cui finiscono in molti, e che spesso non si riesce ad ammettere neppure a se stessi.
Si arriva a questo punto, oltre che per indole personale, anche e soprattutto perché: a) in casa ci sono tre o quattro televisori, uno per stanza; b) tre o quattro autovetture, una per ognuno; c) ognuno vuol stare da solo a scrivere con il proprio PC, come sto facendo io in questo momento; d) la vita moderna dà più importanza alle esigenze del singolo, piuttosto che valorizzare la sua vita sociale.
Va detto che i rapporti familiari durano per tutta la vita, che si voglia oppure no, per cui sarebbe bene imparare a gestirli meglio.
Iniziato il corso da mediatore familiare, sono stato proiettato in una nuova dimensione, più psicologica, sociologica, legale e motivazionale. Ho appreso nuove tecniche di mediazione, tra le quali il soffermarsi su determinati concetti, il ripetere le frasi, per dare importanza ad alcuni specifici punti, il valorizzare i sentimenti e i desideri altrui. E chi ci aveva mai pensato prima?
E’ stato così che, iniziando da un corso per mediatore, sono passato attraverso più fasi emotive e di crescita personale: io ed un altro maschietto, in mezzo a un gruppo di donne d’avanguardia.
In effetti, la mediazione familiare è più “familiare” tra le donne: gli uomini la temono perché costringe ad analizzare il proprio personale, si fanno domande un po’ riservate, si indaga sui bisogni, le necessità, i rapporti familiari. Tutti aspetti in cui i maschi non hanno grande confidenza e che molti cercano di evitare il più possibile. Le donne, invece, sono più aperte a scandagliare questi temi, piace loro approfondire questioni caratteriali, dedicano tempo ai particolari, notano alcune cose che io non avevo mai notato.
Mi si è aperto un mondo sconosciuto, che sino allora avevo fatto di tutto per evitare e che ora invece affrontavo sottoponendo me stesso ad un notevole stress, così come accade quando ci si vede allo specchio con tutti i propri difetti. Molte persone rifuggono da tale specchio, ne hanno orrore. Altri, invece, sanno affrontarlo meglio, sia per educazione e formazione ricevuta sia perché la loro mente è più libera da preconcetti sia perché ad un certo punto della vita non contano più i “gradi da militare”, ma prevale una nuova forma di stima e di rispetto effettivo, fondata sui rapporti personali e sociali che si è riusciti effettivamente a costruire. Insomma, è una maturazione della persona e del carattere. Ma cosa è infine la mediazione familiare? Come spiegarla all’uomo della strada? La convinzione comune è che sia un metodo per far pace con il coniuge, ma non è così.
La mediazione familiare è un metodo per superare una crisi coniugale o familiare, sulla base di un nuovo rapporto con il coniuge o parente. La coppia che solitamente va in crisi inizia a discutere, rompe i rapporti: moglie e marito si lasciano e continuano poi a litigare a distanza, con avvocati o senza.
La mediazione familiare è un intervento professionale rivolto alle coppie e finalizzato a riorganizzare le relazioni familiari in presenza di una volontà di separazione e/o di divorzio. Obiettivo centrale della mediazione familiare è il raggiungimento della cogenitorialità (o bigenitorialità) ovvero la salvaguardia della responsabilità genitoriale individuale nei confronti dei figli, in special modo se minori. Quindi nella mediazione familiare non vi è lo scopo di “rappacificare i coniugi” o la coppia, bensì l’obiettivo di “riorganizzare le relazioni familiari”, dopo la rottura dei rapporti.
La mediazione serve soprattutto a regolare i rapporti con i figli, a recuperare il ruolo di genitore, a condividere l’esperienza genitoriale anche da separati. In tal modo ne giovano i figli, che non si trovano più al centro di un interminabile dissidio tra i genitori e non vengono più strumentalizzati.
Il matrimonio dei nostri nonni era un vincolo religioso sacro ed indissolubile. Solo nel 1970 fu introdotto il divorzio con la legge Fortuna-Baslini. Nella realtà moderna il matrimonio ha perso le sue caratteristiche di sacralità e di indissolubilità ed è diventato un vincolo volontario, ma la separazione ed il divorzio sono aumentati in misura esponenziale.
La fase conflittuale è regolata dalla legge, che prevede ormai ogni dettaglio. Tuttavia la fase del “dopo” è rimasta scoperta: non sono molti quelli che riescono a riorganizzare la propria esistenza dopo la disavventura del divorzio. Spesso prevale il disfattismo, la negatività e le persone cadono in uno stato di depressione e non sanno più come venirne fuori.
Matura molto spesso l’odio personale, si perde la serenità di giudizio, il coniuge diventa il responsabile di tutti i mali, anche quelli di cui non ha colpa.
In questa fase molti decidono di rivolgersi al mediatore familiare: non è l’avvocato che infine chiede il pagamento di una parcella, non risolve il caso personale. Il mediatore non è nemmeno lo psicologo ne’ lo psicanalista, che cerca le cause della rottura coniugale nel passato dei pazienti, inducendo ad un’introspezione (che spesso, però, poi non serve a risolvere il problema della riorganizzazione della propria esistenza).
La scelta di rivolgersi al mediatore familiare è volontaria e condivisa, non è mai imposta. Si ascoltano le ragioni dell’altro coniuge e si cerca di comprenderle; poi si cerca di ricostruire la propria sfera affettiva, con determinate tecniche che tendono a rielaborare i rapporti. Ancora, si esplorano i bisogni dei figli, bisogni che prevalgono rispetto alle esigenze dei genitori. In questo modo, poco alla volta, si trovano soluzioni spesso inaspettate, si raggiungono accordi pratici con il coniuge, si organizza la vita futura dei figli. In breve, la vita familiare, che era stata interrotta nel suo andamento a causa della crisi della coppia, riprende il suo corso, ma su basi diverse: da separati, ma recuperando la stima per se stessi e per l’altro, mitigando gli eccessi, riesaminando i comportamenti di ognuno.
Non manca la ricerca delle cause della crisi ed il tentativo di riprendere il rapporto, ma se il mediatore valuta che la crisi è irreversibile, non resterà che prenderne atto.
Questa nuova consapevolezza consente ai coniugi, ma anche ai figli, di accettare la nuova situazione, di confrontarsi con la nuova realtà di separazione e, in breve, di riorganizzare al meglio la propria esistenza.
Certamente la separazione dei coniugi è un fatto doloroso, ma esso può costituire anche un momento di crescita per ognuno dei coniugi e dei genitori; l’acquisizione di una maggiore responsabilità nel ruolo genitoriale, prima spesso delegato all’altro coniuge, ai suoceri o ai genitori.
Talvolta la stessa separazione può significare che il rapporto tra i coniugi, iniziato con determinate modalità, ha esaurito quella funzione; che il primitivo accordo, il patto che determinò l’unione coniugale, non funziona più, per cui è necessario rivedere i presupposti e trovare nuove motivazioni. Se si riesce con il proprio compagno è meglio, ma talvolta la crisi coniugale è irreversibile, per cui può essere necessario separarsi, ed in questo caso la mediazione familiare ha un ruolo importante e spesso decisivo per riorganizzare la vita futura.
Per chi volesse approfondire l’argomento, vi sono molti libri, documenti ed anche associazioni disponibili al riguardo. Tra i vari testi, suggerisco il volume fondamentale di Lisa Parkinson, “La Mediazione Familiare”. Parkinson è stata colei che ha dato origine a questa disciplina.