immigrazione clandestina

Maxi-operazione contro l’immigrazione clandestina: 45 arresti nell’area vesuviana

L’organizzazione aveva a capo tre avvocati. Il “costo” per ogni immigrato era di 10mila euro.

Napoli – La Procura Distrettuale Antimafia di Napoli ha coordinato una vasta operazione che ha portato all’arresto di 45 persone coinvolte in un complesso sistema di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’inchiesta ha svelato un giro d’affari milionario che sfruttava le falle normative dei decreti flussi per far entrare illegalmente in Italia cittadini extracomunitari, principalmente dal Bangladesh.

Al centro dell’operazione tre distinte associazioni per delinquere, attive soprattutto nei comuni di San Giuseppe Vesuviano e Ottaviano, dove è presente una fiorente comunità bengalese. I promotori del sistema erano tre avvocati e gestori di Centri Autorizzati di Assistenza Fiscale (CAF) che, sfruttando le loro competenze professionali, orchestravano false assunzioni per permettere l’ingresso clandestino di stranieri.

Il Procuratore Nicola Gratteri

L’organizzazione aveva a capo tre avvocati che gestivano CAF. Chiedevano 10mila euro per ogni immigrato, soprattutto dal Bangladesh, attraverso assunzioni fittizie”, ha dichiarato il Procuratore Nicola Gratteri durante la conferenza stampa. “L’attività ha fruttato milioni di euro e uno degli avvocati ha comprato una Ferrari”.

Il meccanismo delle false assunzioni

Il sistema prevedeva la creazione di documentazione ideologicamente falsa necessaria per ottenere i nulla osta per l’ingresso nel nostro Paese. I legali e i gestori dei CAF, in collaborazione con datori di lavoro compiacenti e mediatori bengalesi, producevano false richieste di assunzione di lavoratori extracomunitari insieme a documentazione fraudolenta sulla disponibilità di imprenditori ad assumere e certificazioni fasulle sull’idoneità degli alloggi destinati ai lavoratori.

Gli organizzatori utilizzavano anche identità digitali SPID di altre persone, tra cui un appartenente alle forze dell’ordine, per inoltrare migliaia di richieste di nulla osta, aggirando i meccanismi del “click day”. Questo sistema permetteva di asseverare, in qualità di professionisti qualificati, la conformità alla legge di istanze corredate da documentazione truffaldina.

Gli organizzatori utilizzavano identità digitali SPID di altre persone

I costi per gli immigrati

Gli stranieri che volevano assicurarsi il successo della propria pratica erano disposti a pagare somme considerevoli. Attraverso intermediari connazionali, versavano fino a 9.000 euro per ogni pratica, alimentando un business che ha generato profitti per svariati milioni di euro. I mediatori ricevevano lauti compensi dalle organizzazioni per il loro ruolo di intermediazione, creando una catena di profitto che coinvolgeva numerosi soggetti a diversi livelli.

L’infiltrazione della criminalità organizzata

L’inchiesta ha rivelato anche l’infiltrazione del clan Fabbrocino, egemone nell’area vesuviana, che ha intercettato parte dei profitti di questo traffico illecito. L’organizzazione criminale operava attraverso attività estorsive nei confronti dei professionisti del settore e partecipazione diretta alla gestione delle pratiche flussi. Gli ingenti profitti generati da questo traffico illecito hanno attirato l’interesse della criminalità organizzata locale, che si è inserita nel giro d’affari con modalità tipiche del controllo territoriale mafioso.

Durante le indagini, due esponenti di vertice del clan Fabbrocino sono stati arrestati in flagranza per estorsione aggravata dal metodo mafioso, confermando il controllo territoriale dell’organizzazione criminale su queste attività illegali. È emersa inoltre una condivisione diretta dei profitti con esponenti del clan, soprattutto per quanto riguarda una delle organizzazioni indagate.

I numeri dell’operazione

L’operazione ha portato all’arresto di 45 persone con diverse misure cautelari, tra cui 23 soggetti sottoposti agli arresti domiciliari, principalmente collaboratori dei professionisti coinvolti e numerosi mediatori stranieri. Altri 11 datori di lavoro hanno ricevuto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per aver messo a disposizione le proprie aziende per false assunzioni. È stato inoltre eseguito un sequestro preventivo di beni e rapporti assicurativi per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro.

Le accuse

Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, dei reati di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravato, estorsione aggravata dal metodo mafioso, falso ideologico e truffa. Le indagini sono state corroborate da attività tecnica e servizi di osservazione, oltre ad approfondite analisi della documentazione acquisita presso gli uffici competenti.

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